Wang Yi: Il rischio maggiore è la fine della cooperazione

 

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è stato l’unico rappresentante di una grande potenza ad andare contro la narrativa presentata dagli organizzatori della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Parlando il 17 febbraio, ha dichiarato che, mentre l’Unione Europea e il G7 in generale stanno perseguendo aggressivamente una politica di “de-risking” (leggi “de-coupling”) nei confronti della Cina, Wang ha sottolineato che “la competizione non è la tendenza dei tempi”. Anzi, ha detto, “l’assenza di cooperazione è il rischio più grande”. Pertanto, “chi tenta di escludere la Cina in nome del de-risking commetterà un errore storico”. L’economia mondiale è come un grande oceano che non può essere diviso in laghi isolati. Come i leader cinesi fanno sempre, Wang ha difeso la globalizzazione, ma, ha aggiunto, “dobbiamo lavorare insieme per renderla più vantaggiosa e inclusiva per tutti”.

Rispondendo a chi vuole che la Cina prenda le distanze dalla Russia, il capo della diplomazia di Pechino ha chiarito che ciò non avverrà, affermando che il rapporto Cina-Russia si basa su “nessuna alleanza, nessun confronto e nessun obiettivo per un Paese terzo”. Anzi, è l’esempio di come dovrebbe essere una “relazione tra grandi potenze”. Ha inoltre ribadito che Pechino non prenderà parte a nessuna conferenza di pace sull’Ucraina a cui non partecipi anche la Russia.

Wang ha anche affrontato la crisi in Israele e Palestina, chiedendo un cessate-il-fuoco immediato, l’apertura di corridoi umanitari e una conferenza di pace internazionale per risolvere il conflitto.

Durante la sessione per domande e risposte, il presidente della CSM Christoph Heusgen ha fatto riferimento al Mar Cinese Meridionale e al Mar Rosso come due aree di potenziale conflitto, provocando una risata da parte di Wang Yi, che ha sottolineato un’ovvia differenza. “La questione di Taiwan non può essere paragonata a ciò che sta accadendo nel Mar Rosso. La questione di Taiwan è un affare interno della Cina… Taiwan è una parte della Cina. Non è mai stato una nazione”. Quando Heusgen ha fatto notare che le aziende tedesche stanno lasciando lo Xinjiang a causa delle accuse di “lavoro forzato”, Wang ha risposto: “Abbiamo visto tante informazioni inventate da diverse parti. Il cosiddetto lavoro forzato è un’accusa infondata”. Wang ha invitato i partecipanti alla conferenza a visitare la regione che è “aperta a tutti coloro che sono interessati a visitarla”.

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