Il divario insostenibile tra finanza ed economia che spinge verso la guerra

Come al solito, la “tipica funzione di collasso” di Lyndon LaRouche spiega gli sviluppi della scorsa settimana. Le élite occidentali stanno infatti operando all’interno dei vincoli del sistema finanziario al collasso, vincoli che le costringono ad inasprire le tensioni globali e a deindustrializzare le loro economie. Le tensioni sono aumentate quando il presidente francese Emmanuel Macron e il ministro degli Esteri britannico Cameron hanno ventilato la possibilità di inviare truppe (di un Paese della NATO) in Ucraina. Il Cremlino ha risposto ricordando che la Russia è una potenza nucleare, con l’annuncio di una manovra nucleare tattica vicino al confine con l’Ucraina.

Riflettendo la curva superiore della funzione di LaRouche, il Tesoro degli Stati Uniti e la Federal Reserve stanno cercando di gestire l’ingestibile debito pubblico, che quest’anno aumenterà di un importo netto di 2,5 mila miliardi – più dell’intero debito pubblico della Germania, la terza economia mondiale in termini di PIL. Nel tentativo di contenere questa crescita, il Tesoro ha annunciato un programma di riacquisto, che si basa sul presupposto che il debito di nuova emissione costerà meno di quello vecchio. In altre parole, sul presupposto che la Fed taglierà i tassi. Questo, a sua volta, significa che la bisca finanziaria, spinta dalla nuova liquidità, tornerà in modalità di espansione, ovvero il divario tra la curva degli aggregati finanziari e l’economia reale (di fatto piatta) aumenterà.

In un mondo in cui ogni proposta politica contiene la parola “sostenibile”, è sorprendente che le autorità finanziarie e i decisori politici non si rendano conto che il sistema finanziario è insostenibile. Invece di prendere la coraggiosa decisione di chiudere Wall Street e la bisca dei derivati per mezzo di una riforma bancaria alla Glass-Steagall, stanno scavando una fossa ancora più profonda, spingendo la deindustrializzazione verde e intensificando lo scontro con la Russia, la Cina, i BRICS e il Sud globale nell’illusoria speranza di fermarne la crescita e mantenere la propria egemonia.

Un lato, tuttavia, sta mostrando grandi crepe. Una parte crescente della società americana sostiene la protesta degli studenti contro la guerra in Palestina, innescata dalla recente decisione di fornire ulteriori armi ad un governo accusato dalla maggior parte delle nazioni del mondo di commettere un genocidio. Il sostenitore più progressista di Joe Biden, il senatore Bernie Sanders, ha avvertito la scorsa settimana che il presidente potrebbe diventare “un altro Johnson”, costretto a non candidarsi per un secondo mandato a causa della politica di guerra.

Non sarà facile. L’establishment è pronto a creare un incidente del tipo “incendio del Reichstag”, per giustificare lo stato di emergenza e la repressione dell’opposizione. È così che va letto l’articolo del Financial Times del 5 maggio che parla di “agenti del Cremlino che preparano bombardamenti segreti, incendi dolosi e attacchi alle infrastrutture” nei Paesi della NATO. Tali accuse provengono da Chatham House e dal Royal United Service Institute, specializzati nel fabbricare narrazioni funzionali alla geopolitica imperiale britannica.

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