Il mito della sovraccapacità cinese

Prima era il decoupling, poi il de-risking, ora la “sovraccapacità”: i leader degli Stati Uniti e dell’UE sfornano una narrazione dopo l’altra per giustificare l’offensiva geopolitica nei confronti di Pechino. Durante la recente visita in Cina del Segretario di Stato americano Antony Blinken, questi ha puntato il dito contro i suoi ospiti per le cosiddette “pratiche commerciali sleali e le potenziali conseguenze della sovraccapacità industriale sui mercati globali e statunitensi”. Prima di lui, il Segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen ha biasimato in un’intervista alla Reuters la “sovraccapacità” della Cina e successivamente, il Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha persino arringato Xi Jinping sulla “sovraccapacità” della Cina durante la visita del leader cinese in Francia. Anche il rapporto sulla competitività che Mario Draghi presenterà a giugno, dopo le elezioni europee, accuserà la Cina di “sovraccapacità”. In un discorso tenuto il 16 aprile a Bruxelles in occasione della Conferenza di alto livello sul Pilastro europeo dei diritti sociali, discorso che è stato descritto come una piattaforma elettorale per sostituire la von der Leyen, Draghi ha sostenuto che il presunto accaparramento di materie prime da parte della Cina “sta portando ad una significativa sovraccapacità in diversi settori e minaccia l’esistenza delle nostre industrie”.

I leader degli Stati Uniti e dell’UE si sono concentrati sulle cosiddette esportazioni cinesi di “nuovi prodotti energetici”, ossia veicoli elettrici, pannelli solari, ecc. che, secondo loro, stanno invadendo i mercati statunitensi ed europei grazie a sussidi statali che hanno creato “sovraccapacità”.

La Cina ha una sovraccapacità nella produzione di questi prodotti? L’eccesso di capacità dovrebbe indicare uno squilibrio tra la domanda (più bassa) e l’offerta (più grande), ma spesso viene usato in modo improprio. Se guardiamo alla domanda globale di energia, abbiamo piuttosto una sottocapacità. Soprattutto in Africa, circa 600 milioni di persone non hanno attualmente accesso all’elettricità. La maggior parte di loro si trova nell’Africa subsahariana, in Paesi che, pur volendo, non hanno i mezzi finanziari o fisici per soddisfare la domanda. È ovvio che la tecnologia deve venire da paesi come la Cina e altri paesi industriali. Non si tratta di sovraccapacità, ma di esportazione di beni capitali.

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Lin Jian ha risposto in modo appropriato ad una domanda di Xinhua durante la conferenza stampa del 30 aprile.

“L’accusa di ‘sovraccapacità della Cina’ può sembrare una discussione economica, ma la verità è che l’accusa è costruita su una logica falsa e ignora più di 200 anni di teoria del vantaggio comparativo nell’economia occidentale”, ha spiegato. “Tutti i Paesi producono ed esportano i prodotti del loro vantaggio comparativo e questa è la natura del commercio internazionale. Se un Paese dovesse essere accusato di sovraccapacità e gli venisse chiesto di ridurre la capacità produttiva ogni volta che produce più della sua domanda interna, allora con che cosa commercerebbe? Se esportare il 12% dei veicoli elettrici di produzione cinese viene definito un eccesso di capacità, che dire di Germania, Giappone e Stati Uniti che esportano rispettivamente l’80, il 50 e il 25% delle loro automobili? Quando la capacità globale è ancora di gran lunga inferiore alla domanda del mercato, come può esserci una ‘sovraccapacità’?”.

In realtà, gli attacchi alla Cina per “sovraccapacità” e “concorrenza sleale” sono pretestuosi e motivati da ragioni geopolitiche. Prendiamo il caso dei veicoli elettrici: dati recenti dimostrano che la temuta “invasione di auto elettriche cinesi” non esiste. In realtà, le vendite di veicoli elettrici cinesi stanno subendo lo stesso destino delle case automobilistiche europee. Come riporta il quotidiano Handelsblatt, nel mese di marzo il produttore cinese BYD ha venduto ben 160 veicoli in Germania. Con i 139 venduti a gennaio e i 94 venduti a febbraio, BYD ha “invaso” il mercato tedesco con un totale di 393 veicoli elettrici nel primo trimestre del 2024! In percentuale rispetto all’intero mercato automobilistico tedesco, si tratta di poco più dello 0%. I piazzali del porto di Bremerhaven sono pieni di auto BYD invendute da settimane.

Se BYD piange, i produttori tedeschi di veicoli elettrici non ridono. Con 31.384 unità vendute a marzo, le vendite di veicoli elettrici in Germania sono crollate del 30% rispetto all’anno precedente. I motivi sono: 1) la fine delle sovvenzioni sui prezzi; 2) la scarsità di infrastrutture di ricarica; 3) la generale disaffezione degli acquirenti (in altre parole, meno persone vogliono o possono permettersi di acquistarli). La brutta verità? Molto probabilmente, il mercato potenziale dei veicoli elettrici è già stato saturato. Ora ci troviamo di fronte a un “mercato di nicchia”. Si tratta di automobilisti che non cercano veicoli da usare, ma auto che fanno uso di loro.

Print Friendly, PDF & Email