La sfida cinese alla geopolitica occidentale

La dottrina geopolitica che domina il dibattito in occidente asserisce che l’ascesa di una nuova potenza porta inevitabilmente alla guerra per l’egemonia mondiale. Su questa base si cerca di ostacolare lo sviluppo della Cina, dividendo il mondo nuovamente in blocchi. Il governo cinese ha ora pubblicato un documento che confuta tali assunti e al cui confronto sarà difficile sottrarsi.

Proclamando che “la nuova era richiede nuove idee”, il 26 settembre l’Ufficio informazioni del Consiglio di Stato cinese ha pubblicato un Libro Bianco di 40 pagine dal titolo: “Una comunità globale per un futuro condiviso: Proposte e azioni della Cina”: https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/zxxx_662805/202309/t20230926_11150122.html.

Si tratta di un importante documento politico che propone rapporti internazionali basati su principi filosofici fondamentali e su un concetto universale dell’uomo.

Il documento sottolinea ripetutamente l’universalità del genere umano, in contrapposizione alla guerra hobbesiana di tutti contro tutti, come chiave per risolvere le gravi crisi del mondo odierno, in cui la minaccia della guerra nucleare rimane la spada di Damocle che pende sull’umanità. Rifiutando l’idea ampiamente accettata che il paese più forte cercherà necessariamente l’egemonia, che “il potere rende giusti”, il documento propone un approccio diverso, fondato sulla storia universale. Citiamo dal testo:

“L’umanità si trova ad un bivio ed è di fronte a due opzioni opposte. Una è quella di ritornare alla mentalità della Guerra Fredda, che acuisce le divisioni, l’antagonismo e alimenta lo scontro tra i blocchi. L’altra è agire per il benessere comune dell’umanità, rafforzare la solidarietà e la cooperazione, sostenere l’apertura e i risultati vantaggiosi per tutti e promuovere l’uguaglianza e il rispetto. Il braccio di ferro tra queste due opzioni determinerà il futuro dell’umanità e del nostro pianeta in modo profondo.

Il documento sottolinea che “l’armonia è il concetto centrale della cultura cinese”, che storicamente ha cercato di incorporare le “eccezionali conquiste di altre civiltà”. Il concetto di “comunità globale per un futuro condiviso” si manifesta in tutte le civiltà, sottolinea il documento. “Gli antichi filosofi greci condussero ricerche importanti su questo concetto, basandosi sulle città-stato, ritenendo che l’umanità, in quanto unica comunità, dovesse agire di concerto per perseguire interessi comuni e quindi dovesse vivere in armonia. La letteratura indiana antica riporta il motto ‘Sotto il cielo una sola famiglia’. La filosofia africana dell’Ubuntu sostiene che ‘io sono perché noi siamo’, sottolineando l’interdipendenza dell’umanità. Il concetto di una comunità globale dal futuro condiviso riflette gli interessi comuni di tutte le civiltà: pace, sviluppo, unità, coesistenza e cooperazione vantaggiosa per tutti”. Nel documento vengono forniti molti altri esempi, dalla Russia alla Germania, dal Messico al mondo arabo.

“Dal principio di equità e sovranità stabilito dalla Pace di Westfalia nel 1648, all’umanitarismo internazionale stabilito dalle Convenzioni di Ginevra nel 1864, quindi ai quattro scopi e ai sette principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite nel 1945, fino ai Cinque principi di coesistenza pacifica proposti alla Conferenza di Bandung nel 1955, queste norme nei rapporti internazionali si sono evolute in principi ampiamente riconosciuti e sono diventate le basi essenziali di una comunità globale per un futuro condiviso”.

Il documento sarà probabilmente al centro delle deliberazioni del Belt and Road Forum for International Cooperation che si terrà a Pechino nel mese di ottobre. “Alla fine di luglio 2023, più di tre quarti dei paesi del mondo ed oltre trenta organizzazioni internazionali avevano sottoscritto accordi di cooperazione con la Cina sulla Belt and Road… La BRI è nata in Cina, ma le opportunità e i risultati che crea appartengono al mondo intero”.

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