La ‘Nuova strategia per la Cina’ del Ministero degli Esteri tedesco

Proprio mentre le imprese tedesche cercano altri paesi, in particolare la Cina, in cui produrre ciò che sta diventando impossibile produrre in patria, a causa della politica “green” del governo e della burocrazia, il Ministero degli Esteri di Berlino ha pubblicato la sua Nuova Strategia per la Cina. Il documento di 64 pagine, presentato il 13 luglio, rinnova a parole la difesa della politica di una sola Cina da parte della Germania e l’intenzione di mantenere la cooperazione economica con Pechino. Allo stesso tempo però, vanifica il tutto con polemiche e accuse di pratiche di “spionaggio” e “cyberwar”, di “repressione dei diritti umani nello Xinjiang e ad Hong Kong” e di atteggiamento “sempre più aggressivo” su scala internazionale, compreso il sostegno alla Russia.

Tutte queste accuse, sostenute da prove inconsistenti, se non inventate, servono a dipingere la Cina come un “rivale sistemico” delle democrazie europee, paese controllato dal Partito Comunista che impone valori non europei. Il documento strategico esige che le aziende tedesche smettano di lavorare in Cina se i loro partner non rispettano gli standard “universali” dei diritti umani definiti dalla Germania e dall’UE, con accenno alla possibilità di applicare sanzioni.

Il Ministro degli Esteri Annalena Baerbock ha dichiarato, durante la conferenza stampa di presentazione del documento strategico, che le aziende tedesche fortemente dipendenti dalla Cina dovranno sostenere da sole i rischi finanziari connessi. Annullando le garanzie statali nei casi “rischiosi”, il governo perseguirà una strategia di “de-risking” per ridurre tali dipendenze.

Un articolo di Xinhua, datato 17 luglio da Berlino, dal titolo “Esperta tedesca mette in guardia contro il ‘de-risking’ o il ‘decoupling’ dalla Cina“, cita la leader dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche. L’intervistata afferma come non sussista un rischio vero proveniente dalla Cina, che si è dimostrata partner economico e commerciale tra i più affidabili. Secondo Zepp-LaRouche, il “de-risking” è un artificio semantico per non dire “decoupling”. Questo, “dal punto di vista economico, è del tutto suicida, perché l’economia tedesca e quella cinese sono strettamente legate”.

E ancora: “Notando che l’economia tedesca sta attraversando gravi difficoltà, tra cui il pericolo di deindustrializzazione”, scrive Xinhua, Zepp-LaRouche “ha sottolineato che la Germania dovrebbe concentrare maggiori sforzi sulla cooperazione scientifica e tecnologica con altri Paesi e uno dei partner più ovvi è la Cina”.

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