Biden vuole davvero combattere una guerra contro la Russia in Europa?

Le recenti dichiarazioni di alcuni membri dell’amministrazione Biden tradiscono uno stato di disperazione di fronte alla perdita di capacità di dominare con la forza militare per fare rispettare il cosiddetto “ordine unipolare” mondiale. Mentre il Congresso ha finora bloccato l’approvazione di un pacchetto di stanziamenti speciali per la guerra contro la Russia in Ucraina e per la guerra di Israele contro i palestinesi, Biden e i suoi portavoce hanno inasprito la retorica, sia contro i repubblicani che si rifiutano di sostenerlo, sia contro la Russia.

Il fallimento della tanto decantata controffensiva ucraina, nonostante gli oltre 113 miliardi di dollari spesi finora dagli Stati Uniti, unito alla mancanza di un “piano B” per il disimpegno, ha fatto sì che la maggioranza degli americani si schierasse contro la guerra. E cresce anche il numero di coloro che disapprovano il pieno appoggio americano alla campagna militare di Netanyahu a Gaza. A livello internazionale, la maggioranza delle nazioni non segue gli Stati Uniti ed è Joe Biden, non Vladimir Putin, ad essere isolato.

In risposta, l’Amministrazione ripete, come un disco rotto, che è tutta colpa di Putin. L’ultima versione di questa linea è quella del Segretario alla difesa Austin, il quale ha dichiarato in un briefing il 30 ottobre, che “prima o poi [Putin] sfiderà la NATO e ci troveremo in un conflitto a fuoco”. Lo ha ripetuto nella testimonianza davanti al Congresso il 6 dicembre, quando ha sostenuto che, se i parlamentari non approveranno gli stanziamenti supplementari, che comprendono 61 miliardi di dollari per l’Ucraina, è “molto probabile” che le truppe statunitensi si troveranno presto a combattere la Russia in Europa.

Biden ha ripreso le parole di Austin lo stesso giorno, affermando che “la storia giudicherà severamente coloro che hanno voltato le spalle alla causa della libertà”, aggiungendo che i repubblicani che si oppongono al finanziamento sono disposti a “mettere in ginocchio l’Ucraina sul campo di battaglia e a danneggiare la nostra sicurezza nazionale… Se Putin conquisterà l’Ucraina, non si fermerà lì… Continuerà ad andare avanti.  Lo ha detto chiaramente”.

Dal momento che gli avvertimenti di Biden non hanno convinto i congressisti, è intervenuto il portavoce della sicurezza nazionale John Kirby. Aiutare l’Ucraina a vincere questa guerra, ha detto, “è nell’interesse della nostra sicurezza nazionale e di tutti i nostri alleati in Europa”.

“Se [Putin] prenderà l’Ucraina”, ha proseguito Kirby, “si troverà proprio alle porte della NATO… se pensate che il costo del sostegno all’Ucraina sia alto ora, pensate a quanto sarà alto in termini di risorse nazionali e di sangue americano se dovessimo iniziare ad agire in base ai nostri impegni previsti dall’articolo 5”, cioè con truppe americane che combattono la Russia in Europa.

Biden e la sua squadra sono ora prigionieri della posizione assunta nel dicembre 2021, quando si rifiutarono di negoziare con Putin sulle legittime preoccupazioni di sicurezza per l’espansione della NATO verso est, e della riluttanza ad accettare l’accordo russo-ucraino, raggiunto alla fine di marzo 2022, per consentire una soluzione diplomatica. L’intento dei neoconservatori che gestiscono la politica degli Stati Uniti e della NATO non è mai stato quello di garantire la pace all’Ucraina, ma di usare Kiev come agnello sacrificale per “indebolire la Russia”, obiettivo enunciato da Austin in occasione della prima riunione del Gruppo di contatto per la difesa NATO-Ucraina nella base aerea di Ramstein, in Germania, nell’aprile 2022.

Senza risultati positivi da presentare agli elettori statunitensi, a meno di un anno dalle elezioni presidenziali e con carte perdenti in Ucraina e a Gaza, Biden si trova davvero in una trappola creata da lui stesso.  Minacciare di entrare in guerra con la Russia non è un’opzione praticabile.

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