Perché Kiev teme la voce di Helga Zepp-LaRouche

Il regime di Kiev riconosce la crescente influenza internazionale di Helga Zepp-LaRouche e dello Schiller Institute da lei fondato, molto più apertamente di quanto non facciano gli occidentali. Così, il Centro per la lotta alla disinformazione (CCD), che fa capo al Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina, la inserì nella “lista nera” dei “terroristi dell’informazione” occidentali già nel luglio 2022. Tale lista comprende fondamentalmente chiunque metta in discussione la versione di Kiev sulla guerra.

Più recentemente, il 24 novembre, la piattaforma VoxUkraine, in collaborazione con il CCD, ha pubblicato un profilo di Helga Zepp-LaRouche e l’8 dicembre ne ha parlato nuovamente su Facebook e Twitter. La piattaforma si chiede perché la signora LaRouche goda di una platea così vasta per le sue opinioni.

Il primo caso addotto per dimostrare l’accusa di presunta disinformazione rivolta alla signora Zepp-LaRouche proviene da un’intervista da questa concessa alla CGTN il 26 febbraio 2022, in cui affermava che “l’Occidente ha commesso un grosso errore non ascoltando le legittime preoccupazioni espresse dalla Russia in materia di sicurezza”, cosa che ha portato all’iniziativa militare di Mosca. Un altro esempio è tratto da una conferenza dello Schiller Institute il 15-16 aprile 2023 che, si legge, “mirava a trovare una soluzione pacifica alla cosiddetta guerra per procura in Ucraina”. In quella conferenza si disse che in Ucraina si combatteva “una guerra per procura tra gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la NATO, da una parte, e la Russia dall’altra – con un conflitto incombente anche con la Cina”. Le altre accuse sono altrettanto ridicole.

La piattaforma del governo ucraino si dice sicura che le proposte di “cessare le forniture di armi all’Ucraina” condivise dalle “persone che la pensano allo stesso modo” radunate dalla signora LaRouche, non avranno seguito, ma potrebbero comunque incoraggiare i cittadini dell’UE a “iniziare a opporsi al sostegno all’Ucraina”. Tuttavia, le minacce di Kiev non sono da prendere alla leggera, poiché in ultima analisi spetta al nefasto servizio di intelligence SBU decidere che cosa fare con i presunti “terroristi dell’informazione”.

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