L’UE in piena economia di guerra

Il fatto che l’Unione Europea sia diventata praticamente sinonimo di NATO è stato confermato la scorsa settimana dai funzionari a più alto livello di Bruxelles. Il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell, ad esempio, ha dichiarato il 5 maggio, in occasione della conferenza sullo Stato dell’Unione 2023 a Firenze, di sentirsi più come un “ministro della difesa” che come il più alto diplomatico dell’UE, perché è totalmente impegnato ad organizzare la guerra, respingendo al contempo le opzioni per un accordo. “Questo non è il momento per le conversazioni diplomatiche sulla pace”, ha dichiarato ad Euronews: “È il momento di sostenere militarmente la guerra. Passo una parte importante del mio tempo a parlare di armi e munizioni”.

In questo spirito, ha dichiarato che l’UE respinge in toto la proposta di una soluzione negoziale avanzata dalla Cina, che ha liquidato come “pio desiderio”. Per Bruxelles, l’unico piano di pace praticabile è quello promosso da Zelensky, ossia una vittoria totale contro la Russia – cosa irraggiungibile, anche secondo i più fanatici, ma la tensione verso la quale potrebbe portare ad una guerra mondiale nucleare.

Ciononostante, ha spiegato Borrell, il proseguimento dello spargimento di sangue e non il benessere generale è la priorità dell’UE: “Se non sosterremo l’Ucraina, l’Ucraina cadrà nel giro di pochi giorni. Quindi, sì, preferirei spendere questi soldi per aumentare il benessere della popolazione, per gli ospedali, le scuole, le città, ecc. Ma non abbiamo scelta”.

Niente paura, il conflitto è in realtà un bene per l’Europa, ha aggiunto: “La guerra ci ha uniti. Non c’è niente che possa unire più di un nemico, di una minaccia e della sensazione di dover affrontare una minaccia”.

La simbiosi tra gli obiettivi della NATO e quelli dell’UE vale anche per la politica economica di Bruxelles. Lo ha fatto capire il commissario per il Mercato interno Thierry Breton, che il 4 maggio ha presentato la proposta della Commissione europea per aumentare la produzione industriale di munizioni e missili da usare nella guerra contro la Russia.

Il piano della Commissione prevede la produzione di un milione di proiettili entro 12 mesi. A tal fine, sarà istituito un fondo di 500 milioni di euro, prelevato dal Fondo sociale europeo, che verrà messo a leva da investitori privati. Inoltre, i governi nazionali potrebbero utilizzare i fondi del Recovery Fund se necessario. Viste le strozzature del settore manifatturiero, Breton ha suggerito di far funzionare la produzione 24 ore su 24, eliminando le restrizioni sui turni di notte.

“Possiamo utilizzare il Fondo sociale europeo”, ha detto. “Quando si parla di economia di guerra, stiamo cercando di trovare soluzioni, stiamo pensando fuori dagli schemi”.

La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha fatto ricorso alla sua consueta lingua biforcuta, commentando questo piano: “Si tratta di una parte fondamentale della capacità strategica dell’Europa di difendere i propri interessi e valori e di contribuire a mantenere la pace nel nostro continente”.

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