Davos si trasferisce a Berlino

Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock ha reclutato niente altri che il capo di Greenpeace International, la cittadina statunitense Jennifer Morgan, come inviato speciale per la politica sul clima. Oltre a partecipare alle bravate di Greenpeace contro le piattaforme petrolifere e a partecipare alla stesura dei vari trattati climatici internazionali, la Morgan è, come la Baerbock, inserita nel gruppo di Davos, essendo “Agenda contributor” del World Economic Forum. Non a caso, tra i primi a congratularsi per la sua nomina è stato l’ex Vicepresidente USA Al Gore, super crociato del clima e protagonista del “Grande Reset” di scena a Davos.  La Morgan è assidua frequentatrice di Davos; probabilmente lei e la Baerbock si conobbero durante il soggiorno della pasionaria verde negli USA, nell’ambito del programma “Young Global Leaders” del WEF, in cui è passato anche un altro ministro verde tedesco, il titolare dell’Agricoltura Cem Ödzemir.

La “Davos Connection” tradisce il vero intento della sceneggiata climatico-ambientalista: la creazione di una bolla finanziaria per salvare, non il pianeta, ma i supermiliardari e i redditieri di Wall Street e della City di Londra. La Morgan fu tra i primi a parlare di “shifting the trillions” – in italiano: spostare i bilioni (in italiano un bilione equivale a mille miliardi) dall’economia degli idrocarburi a quella dei mulini a vento. C’è dunque da temere un approccio aggressivo nei confronti di nazioni che perseguono politiche diverse da quella della Germania e quelle che esportano beni sottoposti alla tassa sulla CO2, così come nei confronti di paesi UE che intendano continuare a sfruttare le miniere di carbone e sviluppare il nucleare.

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