L’iniziativa cinese sull’Ucraina richiede saggezza politica

Il colloquio telefonico tra il Presidente cinese Xi Jinping e quello ucraino Zelensky il 26 aprile, su iniziativa di quest’ultimo, ha aperto una “finestra di opportunità” per una soluzione negoziata alla crisi e, con essa, l’uscita di sicurezza dallo scontro nucleare. Xi ha promesso un inviato speciale nella regione, che avvierà consultazioni con le parti e Zelensky ha apprezzato il suolo della Cina e definito la conversazione “produttiva”.

Meno di 24 ore dopo, l’establishment britannico ha spedito a Kiev una delegazione incaricata spegnere ogni speranza di negoziato, guidata dall’ex capo dell’MI6 Sir Richard Dearlove e composta dal politico neocon Tobias Ellwood e dall’ex vicecomandante supremo della NATO, il gen. Richard Shirreff. Il giorno successivo, il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, ha recitato il ruolo del pupazzo del ventriloquo, minacciando la Cina di ostracismo globale se non taglierà i legami con la Russia. Del resto, gli ultimi segnali provenienti dalle rive del Tamigi indicavano chiaramente che non fosse acceso il lume della ragione: il settimanale The Economist aveva caldeggiato l’invio di aerei F-16 a Kiev, sullo sfondo del tintinnio di sciabole proveniente dal Royal United Services Institute.

Intanto proseguono gli annunci riguardanti la prossima “offensiva di primavera” delle forze armate ucraine (di fatto, della NATO) e del contrattacco russo. Ma l’iniziativa cinese avrà un impatto profondo, anche se discreto.

La spiegazione esatta del senso dell’iniziativa di Pechino è stata fornita dal semi-ufficiale Global Times, in un editoriale del 27 aprile. La storia dietro al conflitto è complessa e la soluzione richiede “enorme saggezza politica, pazienza e perseveranza”, ha scritto, ricordando che “dallo scoppio del conflitto Russia-Ucraina, la Cina non ha mai cessato di adoperarsi per promuovere una soluzione pacifica”, come è riflesso nel documento cinese denominato “Posizione sulla Soluzione Politica alla Crisi Ucraina” (cfr. SAS 9/23), e che Pechino “mantiene buone comunicazioni con tutte le parti”.

L’editoriale affronta poi il nocciolo della questione: “A differenza dell’approccio ‘duale’ caldeggiato da alcuni negli USA e in occidente, la Cina offre un sentiero diverso, pregno di saggezza orientale. Essa considera la crisi ucraina un intreccio complesso e difficile da districare (…) è possibile sciogliere i nodi uno alla volta e alla fine ottenere una ‘uscita’ generale dalla crisi. Decomporre gradualmente le complesse contraddizioni, arrivare con pazienza e tenacia al cuore del problema richiede enorme saggezza politica, pazienza e perseveranza”. Ma, “col passare del tempo molti paesi, compresi Russia e Ucraina e altri in Europa, hanno gradualmente riconosciuto o parzialmente accettato la soluzione proposta da Cina. C’è anche un numero crescente di voci negli USA che dicono: ‘il mondo dovrebbe ascoltare la Cina’.”

In sostanza, il metodo di Xi è coerente con l’ultimo dei “Dieci Principii per una Nuova Architettura Internazionale di Sicurezza e Sviluppo” proposti da Helga Zepp-LaRouche, che afferma che “l’uomo è fondamentalmente buono e capace di perfezionare infinitamente la creatività della propria mente e la bellezza della propria anima” e che “ogni male è il risultato della mancanza di sviluppo e perciò può essere sconfitto” (cf. SAS 48/22).

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