L’incriminazione di Trump è un pericoloso errore di calcolo

Come sempre, nel tentativo di comprendere le tempeste politiche che circondano Donald Trump, a partire dal Russiagate fino alla sua incriminazione la scorsa settimana da parte di un procuratore di New York, è essenziale comprenderne il contesto, poiché nulla di ciò che appare in superficie è reale. Ecco perché, quando l’ex Presidente dice che le notizie su di lui sono “fake news”, scalda i cuori dei sostenitori.

In effetti, c’è un aspetto surreale nella frenetica campagna contro Trump degli ultimi otto anni, che porta gli avversari a dire e fare cose stupide che fanno il suo gioco. L’entusiasmo scatenato tra i suoi nemici per l’incriminazione, basata sull’accusa di aver pagato sotto ricatto il silenzio di una pornostar, ne è un perfetto esempio.

Innanzitutto, il contesto.  Per capire la natura della vendetta contro Trump, si dovrebbe leggere il lungo articolo dell’ex giornalista del New York Times (NYT) Jeff Gerth, che sviscera la gestione del Russiagate da parte dei media mainstream statunitensi. Intitolato semplicemente “La stampa contro il presidente”, l’articolo ridicolizza in particolare il NYT e il Washington Post. Gerth dimostra che la maggior parte di ciò che quei giornali hanno scritto sul Russiagate non solo non era vero, ma era un’elaborata montatura creata e condivisa dai vertici dell’intelligence e dell’FBI, dalla campagna della Clinton e dai media mainstream. La lettura dell’articolo di Gerth dimostra che il commento di Trump sulla sua incriminazione, secondo cui sarebbe vittima di ” una persecuzione politica e di un’interferenza elettorale ai massimi livelli storici”, potrebbe essere riduttivo.

Al di là di questo, è giusto che Trump dica che le imputazioni sono un altro esempio di “interferenza elettorale”, dal momento che ha annunciato di volersi candidare alla presidenza nel 2024 e, secondo gli ultimi sondaggi, sarebbe il favorito sia per la nomination repubblicana, che per le elezioni generali. Molte speculazioni si dividono sul fatto che il procedimento giudiziario farà deragliare la sua campagna o confermerà il suo status di leader, dimostrando che è vittima di una congiura da parte di malintenzionati. Forse non a caso, l’incriminazione è giunta quando Trump aveva iniziato ad opporsi con forza alla guerra della NATO contro la Russia in Ucraina, e funge da diversivo rispetto alle legittime critiche dell’ex Presidente ad altri aspetti della politica estera degli Stati Uniti, di Biden e dei neocon.

È anche lecito chiedersi perché sia stato incriminato per quella che sembra, nel peggiore dei casi, un’imprudenza personale, quando i suoi predecessori alla Casa Bianca si sono resi colpevoli di reati molto più gravi e con conseguenze molto più devastanti, come aver avviato la guerra in Iraq sulla base di menzogne, aver torturato i prigionieri in Iraq e a Guantanamo, aver mentito sulla sorveglianza di massa, o l’approvazione da parte di Obama di attacchi con i droni che hanno ripetutamente ucciso civili non combattenti, solo per citare alcuni esempi.

Nel clima altamente polarizzato della politica statunitense, si teme che questo processo possa scatenare la violenza ben oltre gli eventi del 6 gennaio 2021. Alcuni ritengono che questo sia il vero intento del procedimento penale. Qualunque cosa accada in questo caso nei prossimi mesi, è probabile che, invece di porre fine all’era Trump della politica statunitense, stia per dare inizio ad un nuovo capitolo.

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