La vittoria contro il nuovo fascismo

Il mondo ha assistito a due importanti avvenimenti il 9 maggio: la tradizionale parata a Mosca per l’anniversario della vittoria sul nazismo nella Seconda Guerra Mondiale e il simultaneo “Europe Day” a Strasburgo. Due avvenimenti, due visioni del mondo: da questa parte, la concezione geopolitica dei blocchi l’un contro l’altro armati; dall’altra il diritto internazionale basato sui rapporti tra nazioni sovrane. L’ironia è che, mentre le armi sono state esibite sulla Piazza Rossa, le fiamme del conflitto sono state alimentate a Strasburgo, se accettiamo, come affermano correttamente gli strateghi militari competenti, che le guerre cominciano con le armi finanziarie, politiche e commerciali.

Tali sono le azioni di Emmanuel Macron e di Ursula von der Leyen, rispettivamente presidente di turno dell’UE e presidente della Commissione UE, che hanno proposto di introdurre il voto di maggioranza sulla politica estera UE per portare avanti l’agenda dello Strategic Compass e della NATO Globale, espressione della geopolitica dei blocchi.

Vladimir Putin, dal canto suo, non ha dichiarato guerra all’Occidente, come paventava la propaganda dei media occidentali, ma ha spiegato che le forze armate russe sono intervenute in Ucraina per sventare quella che Mosca considerava “una minaccia assolutamente inaccettabile”. Dato che i resoconti dei media occidentali sono stati selettivi od omissivi, ne citiamo l’inizio:

“Abbiamo visto incrementare l’infrastruttura militare [in Ucraina], centinaia di consiglieri militari al lavoro e forniture regolari di armamenti all’avanguardia da paesi della NATO. La minaccia cresceva di giorno in giorno. La Russia ha lanciato un attacco preventivo contro quest’aggressione. È stata una decisione forzata, tempestiva e l’unica corretta. La decisione di un paese sovrano, forte ed indipendente”.

Da allora, come sappiamo, il conflitto si è intensificato. I paesi della NATO hanno promesso a Kiev quantitativi illimitati di denaro ed armi insieme ad istruttori, forze speciali e l’intelligence necessaria a colpire i bersagli russi. Con ciò, nonostante le proteste, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Unione Europea si sono resi cobelligeranti, come abbiamo scritto la scorsa settimana. I loro leader hanno fatto capire chiaramente che l’obiettivo non è quello di ottenere rapidamente la pace in Ucraina, ma il cambiamento di regime a Mosca e la distruzione dell’economia russa.

Oltre l’Europa, la politica imperiale anglo-americana e della NATO rappresenta una minaccia per ogni nazione al mondo che si rifiuti di stare al gioco, come ha sfacciatamente dichiarato il governo britannico (vedi sotto e SAS 17, 18/22). L’obiettivo finale è la Cina, che sta costruendo un nuovo paradigma nei rapporti internazionali con la Belt and Road Initiative. Pechino è ben consapevole del pericolo e ha appena pubblicato un dossier sulla National Endowment for Democracy di Washington, informalmente definita la “seconda CIA” per le operazioni sotto e senza copertura e che promuove disordini e conflitti nel mondo.

In aggiunta allo scontro militare e al cambiamento di regime, molti paesi sono vittime di distruzione economica nella forma di aumenti nei prezzi di cibo ed energia, rapporti commerciali e monetari sfavorevoli e del razionamento del credito sulla base di criteri cosiddetti “verdi”.

Tuttavia, la cosa positiva è che sempre più nazioni e popoli del mondo rispondono “come osate?” alle richieste di rinunciare allo sviluppo e limitarsi a tecnologie a bassa densità energetica.

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Invitiamo i lettori a firmare e diffondere la petizione dello Schiller Institute per una nuova architettura di sicurezza e sviluppo https://schillerinstitute.nationbuilder.com/convoke_an_international_conference_to_establish_a_new_security_and_development_architecture_for_all_nations

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