Il senatore Schumer è stato davvero folgorato sulla via di Damasco?

Le parole pronunciate dal senatore americano Chuck Schumer il 14 marzo hanno provocato onde d’urto in tutto il mondo. Schumer, il leader della maggioranza al Senato e il più alto funzionario eletto ebreo negli Stati Uniti, è sembrato volgersi contro la politica di Israele a Gaza, che è stata definita da molti di pulizia etnica e genocidio contro i palestinesi.

A prima vista, il suo invito a Israele a indire nuove elezioni per sostituire il Primo Ministro Benjamin “Bibi” Netanyahu è sembrato un cambiamento decisivo, forse un presagio del fatto che il Presidente Biden, che si è scontrato semi-pubblicamente con il leader israeliano, potrebbe usare il Senatore per preparare un cambiamento di politica. Dopotutto, il continuo impegno di Biden nel fornire armi, denaro e copertura politica a Israele è sempre più impopolare, soprattutto tra i principali gruppi elettorali del Partito Democratico, compresi i giovani e i musulmani, ma anche nella comunità ebraica americana.

Nel suo discorso, Schumer ha detto di ritenere che Netanyahu “abbia sbagliato strada permettendo alla sua sopravvivenza politica di avere la precedenza sui migliori interessi di Israele. È stato troppo disposto a tollerare il tributo di civili a Gaza, che ha portato i sostegni a Israele ai minimi storici in tutto il mondo. Israele non può sopravvivere se diventa un paria”. Per evitarne l’isolamento, ha aggiunto, “credo che nuove elezioni siano l’unico modo per consentire un processo decisionale sano e aperto sul futuro di Israele, in un momento in cui così tanti israeliani hanno perso la fiducia nella visione e nella direzione del governo”. Si è spinto oltre, identificando i membri del gabinetto Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich come “estremisti”, mentre ha dichiarato di essere personalmente favorevole alla soluzione dei due Stati, come il Presidente Biden.

Tuttavia, ha proposto che le elezioni si tengano “una volta che la guerra inizierà a diminuire”, il che significa che, pur definendo Bibi un “ostacolo alla pace”, non ha auspicato la fine della strage di civili innocenti in corso. In altre parole, Israele dovrebbe prima completare la missione di guerra.

Netanyahu ha risposto con una spacconata da macho, come ci si poteva aspettare. Ha detto che è “sbagliato cercare di sostituire i leader eletti… di uno strenuo alleato americano… soprattutto in tempo di guerra”, il che è in linea con quanto detto da Schumer sull’attesa che la guerra si concluda. Ha ribadito che “nessuna pressione internazionale ci impedirà di raggiungere tutti gli obiettivi della guerra: eliminare Hamas, liberare tutti i nostri ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele. Non dobbiamo cedere a queste pressioni e non cederemo”.

Schumer non ha sostenuto l’unica strategia efficace che costringerebbe Israele a porre fine all’aggressione contro i palestinesi, ovvero la fine immediata di tutti gli aiuti a Israele – militari, finanziari e politici – fino a quando non ci sarà un accordo per un cessate il fuoco completo, il ritiro di Israele da tutte le terre riconosciute internazionalmente come palestinesi e un pacchetto economico a beneficio di tutti i popoli e le nazioni del sud-ovest asiatico.

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