Il “non-Occidente” crea un nuovo sistema economico

Mentre in Europa e negli Stati Uniti l’opinione pubblica viene indottrinata sulla necessità di fare la guerra alla Russia (e alla Cina) e di accettare una riduzione del tenore di vita per difendere la “democrazia” e “salvare il pianeta”, nel resto del mondo si sta affermando un nuovo paradigma di cooperazione e crescita. È quanto ha giustamente affermato Dilma Rousseff, presidente della Nuova Banca per lo Sviluppo (NDB) ed ex presidente del Brasile, in occasione della decima Conferenza d’affari arabo-cinese, tenutasi il 13 giugno a Riad. La Rousseff ha affermato che nel Sud globale è in corso un processo “per rimodellare l’economia globale e ridurre la dipendenza da una sola moneta” e che tale iniziativa “richiede la cooperazione tra i paesi, gli istituti finanziari, le politiche di collaborazione e le organizzazioni, come la Iniziativa Belt and Road, la Nuova Banca di Sviluppo [fondata dai BRICS] e la Banca Islamica di Sviluppo, per citare alcuni esempi”.

Tre giorni prima, Dilma era stata ancora più esplicita in un colloquio con la presidente dell’Honduras Xiomara Castro, a Shanghai: “L’obiettivo strategico della NDB è diventare la banca leader per i mercati emergenti e i paesi in via di sviluppo e, con l’aumento del numero dei membri, la NDB mira a rafforzare il ruolo di piattaforma per una più ampia collaborazione tra i paesi in via di sviluppo”.

In effetti, sta prendendo forma una nuova architettura internazionale di sviluppo, contrapposta al sistema neoliberista arrivato a fine corsa. Il prossimo vertice del 22-24 agosto dei paesi BRICS a Johannesburg, in Sudafrica, potrebbe rappresentare un punto di svolta decisivo per tale nuova architettura. Finora quasi venti nazioni hanno chiesto di aderire al BRICS Plus, tra cui, nel mondo arabo, Arabia Saudita, Egitto, Algeria ed Emirati Arabi Uniti, insieme ad altri pesi massimi tra i paesi emergenti.

Un aspetto chiave della nuova architettura finanziaria comporterebbe la de-dollarizzazione, con l’uso di valute locali o regionali nel commercio internazionale, o una nuova valuta ancora da creare. La questione sollevata dal presidente keniota William Ruto, l’11 giugno, viene posta da un numero crescente di leader mondiali: “I commercianti di Gibuti che vendono al Kenya, o i commercianti del Kenya che vendono a Gibuti, devono procurarsi dollari… Perché è necessario per noi comprare cose da Gibuti e pagare in dollari? Perché? Non c’è motivo!”. Ha poi sostenuto un sistema di pagamento e regolamento panafricano nell’ambito dell’Africa ExIm Bank.

Se sarà basato sullo sviluppo dell’economia reale e sulla promozione del benessere generale, piuttosto che sull’attuale bisca finanziaria, il nuovo sistema metterà fuori gioco Wall Street e la City di Londra. Ed è proprio il crollo di questo sistema la causa della continua escalation in Ucraina e delle crescenti minacce alla Cina.

Questi temi saranno discussi nel corso della prossima conferenza internazionale dello Schiller Institute, che si terrà l’8 e il 9 luglio in Europa con il titolo: “Sull’orlo di una nuova guerra mondiale: le nazioni europee devono cooperare con il Sud globale!”.

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