Il candidato presidenziale Robert Kennedy accusa: la CIA uccise mio zio

Nei quasi sessant’anni trascorsi dall’assassinio di John F. Kennedy (JFK), sono stati in molti a puntare il dito accusatore contro la CIA, sostenendo che l’ente di spionaggio fosse coinvolto sia nell’omicidio che nel conseguente insabbiamento. Tuttavia, i documenti che si pensava avrebbero fatto luce su questa vicenda sono rimasti riservati.

La discussione è stata ora riaperta, con vaste implicazioni, da Robert F. Kennedy Jr., che solleva la questione non solo come nipote di JFK, ma anche come candidato alla nomina presidenziale del Partito Democratico, in un momento in cui la fiducia nella comunità dei servizi segreti è al minimo.

Parlando del presidente assassinato in un’intervista concessa alla radio WABC il 7 maggio, RFK Jr. ha dichiarato: “Ci sono prove schiaccianti che la CIA è coinvolta nell’omicidio. Penso che sia al di là di ogni ragionevole dubbio”. Ha aggiunto che la CIA era coinvolta anche nell’insabbiamento dell’inchiesta. Un giorno dopo ha approfondito il tema all’Hannity Show su Fox News, raccontando che la prima telefonata che suo padre, Robert F. Kennedy Sr. – fratello del Presidente e allora ministro della Giustizia – fece dopo essere stato informato dell’assassinio, fu alla CIA. Egli chiese al funzionario all’altro capo del telefono: “Sono stati i vostri uomini a fare questo?”. In seguito, parlò con il direttore della CIA John McCone e gli rivolse la stessa domanda. RFK, Jr. ha detto: “Il primo istinto di mio padre fu quello di credere che la CIA avesse ucciso il fratello”.

In seguito a questa rivelazione, Ray McGovern, analista della CIA per 27 anni, è stato intervistato dal giudice Andrew Napolitano, il cui podcast “Judging Freedom” ha un vasto pubblico. McGovern si è detto fortemente irritato per il fatto che tutti i Presidenti hanno avuto paura di rendere pubblici i documenti sull’assassinio del 22 novembre 1963. Napolitano ha risposto di aver chiesto a Trump, quando era presidente, perché non avesse mantenuto la promessa di desecretare i documenti. La risposta di Trump è stata: “Giudice, se lei vedesse quello che ho visto io [riferendosi a ciò che c’è nelle carte], capirebbe perché non potrei mai rendere pubblici quei documenti”.

Nel raccontare questa storia al “Progetto Manhattan”, incontro settimanale dell’Organizzazione LaRouche il 13 maggio, McGovern ha detto che la sua reazione immediata è stata: “Chi diavolo governa questo Paese?” Non è necessario essere un “complottista”, ha detto, per capire che la riluttanza a rendere pubblici i documenti è “un po’ sospetta”. McGovern ha poi passato in rassegna le operazioni della CIA dagli anni ’50 ad oggi, incluso l’uso di false informazioni per giustificare la guerra USA-NATO contro la Russia in Ucraina, o l’aver permesso il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.

La mia conclusione, ha detto, “è che bisogna smantellare l’intera Central Intelligence, l’intero sistema di intelligence nazionale”. Insieme ad altri presenti alla trasmissione, ha affermato che le dichiarazioni di RFK Jr. offrono un’opportunità per arrivare alla verità sull’assassinio di JFK, cosa che sarebbe dovuta avvenire anni fa. Nonostante i tentativi dei media mainstream di sminuire la campagna presidenziale di Kennedy, egli è arrivato al 19% negli ultimi sondaggi. Ciò rende probabile che non solo la questione dell’assassinio di JFK diventerà un “problema” nelle elezioni presidenziali del 2024, ma anche il sostegno a colpi di stato, assassinii e guerre da parte degli enti di intelligence occidentali sarà un legittimo oggetto di attenzione popolare.

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