Francia: decisive le elezioni legislative 

Dopo il primo turno delle elezioni presidenziali, dove Emmanuel Macron ha ottenuto il 30% dei voti, contro il 23% di Marine Le Pen e il 22% di Jean Luc Mélenchon, il presidente di Solidarité & Progres Jacques Cheminade ha riconosciuto l’emergere di una nuova maggioranza. Questo “blocco popolare”, ha detto, non rifletteva un’alleanza tra i candidati della destra e della sinistra radicale (Le Pen e Melenchon), ma tra i loro elettori, poiché entrambi i candidati avevano fatto della necessità di un migliore tenore di vita per i cittadini la priorità assoluta della loro campagna elettorale.

Questo avrebbe potuto porre le basi per una sorta di alleanza, anche indiretta, contro Emmanuel Macron in quanto rappresentante del partito dell’oligarchia sovranazionale. Tuttavia, ciò non è avvenuto perché l’ideologia ha prevalso sulla realtà. Mélenchon ha dichiarato guerra a Marine Le Pen al secondo turno, portando alla rielezione di Macron con il 58% dei voti contro il 41% del suo avversario. Gli studi sociologici rivelano che quasi la metà di questo 58% era costituito da voti contro Le Pen, non a favore delle politiche di Macron.

Le elezioni legislative, che si terranno il 12 e il 19 giugno, saranno decisive per determinare la politica del secondo mandato di Macron. E se il livello delle campagne presidenziali è stato basso, quello delle campagne legislative è ancora peggiore. Sylvain Fort, scrivendo su L’Express, la definisce “la strana vittoria” di Emmanuel Macron. Per la prima volta, afferma, non c’è stato alcuno “slancio” per il vincitore, che ha impiegato tre settimane per nominare Elisabeth Borne come nuovo primo ministro per il periodo intermedio fino alle elezioni. Quanto alla Le Pen, invece di sfruttare il risultato del 41%, è andata in vacanza per due settimane. Solo Mélenchon sta già rivendicando la vittoria alle legislative e facendo campagna per essere nominato primo ministro successivamente.

La realtà, ha dichiarato Cheminade, è che nessuno parla delle questioni di vita o di morte che il prossimo governo dovrà affrontare: la probabile continuazione della guerra, il collasso dell’economia a causa della politica delle sanzioni, l’inflazione galoppante o le previste rivolte per l’enorme calo del potere d’acquisto.

In questo contesto desolante, i 13 candidati di Solidarité & Progrès, che fanno parte di una lista denominata “La ragione del popolo”, presentano un programma rinnovato e orientato al futuro. I 75 candidati della lista difenderanno una carta che chiede: il ritorno del potere finanziario allo Stato e una banca pubblica nazionale; la separazione bancaria Glass Steagall; l’espansione dei servizi pubblici e delle infrastrutture per sviluppare un’economia produttiva e posti di lavoro qualificati, oltre a chiedere l’uscita dal comando integrato della NATO. Come ama dire Jonathan Florit, candidato diciannovenne di S&P, non si tratta solo del “potere d’acquisto”, che deve essere migliorato, ma piuttosto del “potere di vita”.

Print Friendly, PDF & Email