Biden annuncia il secondo vertice dell’ipocrisia… pardon, Democrazia

Il 9 e 10 dicembre 2021, mentre il presidente russo Putin chiedeva una risposta ai leader della NATO su quelle che il collega francese Macron oggi ammette essere legittime preoccupazioni per la sicurezza, i governi transatlantici ignoravano il leader russo, riunendosi invece per quello che hanno ostentatamente chiamato “Vertice per la democrazia”. Il vertice online è stato usato per dividere il mondo in due blocchi: da una parte gli “stati autocratici” o “autoritari” e, dall’altra, le “democrazie” che vi si contrapporrebbero.  Questa divisione ha fornito una giustificazione ai Paesi della NATO per respingere le richieste di Putin, sostenendo che stavano difendendo la “sovranità e la democrazia” ucraina contro l’autoritarismo della Russia.

L’idea originale del vertice sulla democrazia scaturì da un’iniziativa di pianificazione politica del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti adottata dal Consiglio Atlantico (AC), un “think tank” che difende “l’ordine unipolare” di Londra-Washington con i fondi dei governi britannico e americano e delle “imprese militari-industriali-finanziarie”.

Dal momento che il conflitto in Ucraina si è trasformato in una guerra della NATO contro la Russia, gli sponsor del vertice sono furiosi per il fatto che le nazioni che rappresentano la maggioranza della popolazione mondiale abbiano rifiutato di unirsi al blocco “democratico” guidato dalla NATO. In questo contesto, il 30 novembre il Presidente Biden ha annunciato che alla fine di marzo 2023 ci sarà un secondo vertice online. L’intento dichiarato è quello di valutare i progressi compiuti nell’adempimento dei “cinque pilastri” dell’Iniziativa per il Rinnovamento della Democrazia”, definiti nel primo vertice, e di impegnarsi nuovamente nel processo.

Un esame di questi “cinque pilastri” rende evidente che l’unico scopo è quello di fornire una copertura per giustificare la continuazione della guerra contro il principale regime “autoritario” designato, la Russia, e preparare la guerra con l’altro designato, la Cina.

L’ipocrisia diventa palesemente evidente quando si applicano i cinque pilastri alla realtà del regime fascista dell’Ucraina post-Maidan. Per quanto riguarda il primo pilastro, ad esempio, “Sostenere i media liberi e indipendenti”, il regime di Zelensky ha chiuso tutti i media di opposizione nel paese, accusandoli di operare per conto di Putin. Il secondo pilastro è la “lotta alla corruzione”; ebbene secondo ogni standard, l’Ucraina è considerata il paese più corrotto d’Europa.

Gli altri tre pilastri – “Sostenere i riformatori democratici, promuovere la tecnologia per la democrazia, difendere elezioni libere ed eque e i processi politici inclusivi” – dimostrano anch’essi l’inganno. Kiev ha minacciato, imprigionato o ucciso i riformatori che si opponevano al regime dittatoriale di Zelensky, ha messo fuori legge i partiti di opposizione e si è impegnata in una guerra ibrida/mediatica con attività informatiche avanzate per censurare, terrorizzare e uccidere gli oppositori, impiegando enti gestiti dalla NATO come il Centro per la Disinformazione (CCD).

È sempre più evidente che tali tecniche di guerra dell’informazione vengono usate anche contro gli oppositori nelle nazioni della NATO.

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