Afghanistan: non è la fine del mondo ma la fine di un’era
La presa di Kabul da parte dei Talebani il 16 agosto, benché spettacolare, non è la fine del mondo, a dispetto della narrazione isterica dei media occidentali. È invece principalmente la fine di quarant’anni di guerra, come ha sostenuto la presidente dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche in un’intervista pubblicata il giorno successivo. Si apre ora la possibilità di integrare l’Afghanistan in una prospettiva di sviluppo regionale, tramite la Nuova Via della Seta cinese. Dobbiamo cogliere questa opportunità, a cui Russia, Cina e le nazioni dell’Asia centrale stanno già lavorando, per creare stabilità e sviluppo economico per il popolo afghano; è ora che l’Europa e gli Stati Uniti si uniscano a loro, ha aggiunto. (https://schillerinstitute.com/blog/2021/08/17/webcast-afghanistan-opportunity-fora-new-epoch/)
Le dichiarazioni rilasciate dai leader talebani nella prima conferenza stampa a Kabul lasciano ben sperare, per il proposito dichiarato di concedere l’amnistia a tutti i funzionari pubblici che hanno servito sotto il precedente regime, di estirpare le piantagioni di droga e anche di rispettare i diritti delle donne.
L’Occidente deve cogliere al balzo l’opportunità di offrire aiuti e cooperazione allo sviluppo se queste intenzioni saranno rispettate.
Questo però, ha dichiarato Helga Zepp-LaRouche, richiede un cambiamento completo nell’approccio. Il fallimento di questa e delle altre guerre per il cambiamento di regime sono sotto gli occhi di tutti. La guerra era illegittima sin dall’inizio, come rivela l’inchiesta in corso sui responsabili dell’undici settembre condotta dalle famiglie delle vittime e come Lyndon LaRouche dichiarò lo stesso giorno degli attacchi. Inoltre, l’intervento militare fu condotto senza piani concreti.
Uno dei primi presidenti degli Stati Uniti, John Quincy Adams, disse che gli USA non erano in cerca di mostri da distruggere all’estero. Queste parole sono state dimenticate.
Due settimane fa, il webinar dello Schiller Institute (“Afghanistan, un punto di svolta storico dopo il fallimento dell’era del cambiamento di regime”) aveva discusso il potenziale di una nuova era di costruzione della nazione afghana, qualora le nazioni occidentali coopereranno con l’Iniziativa Belt and Road della Cina, abbandonando l’obiettivo contrastare il ruolo di Pechino e Mosca negli affari mondiali. Ci sono già molti progetti concreti per l’Afghanistan e l’esigenza umanitaria è grande. Al primo posto c’è la creazione di un sistema sanitario nazionale, di infrastrutture di base e della sostituzione delle piantagioni di oppio con moderne colture agricole.