Venti di Ostpolitik dalla Germania

Tra i principali perdenti dell’aumento delle tensioni tra NATO e Russia, come Helga Zepp-LaRouche sottolinea da mesi, c’è l’Europa e in particolare la Germania. Non solo economicamente, a causa del deterioramento dei rapporti commerciali, e non solo sulla questione vitale dell’energia, dato che il Nord Stream 2 continua ad essere bloccato, ma la Germania, se si dovesse arrivare ad un vero e proprio conflitto militare, pur limitato, sarebbe anche uno dei primi Paesi spazzati via. Pertanto, la signora LaRouche chiede che la Germania esca dalla NATO e che si mobiliti per una nuova architettura di sicurezza globale, tenendo conto degli interessi di tutte le nazioni.

Anche altri si stanno esprimendo. Klaus von Dohnanyi, ex sindaco socialdemocratico di Amburgo e figlio di un eroe della resistenza contro Hitler, ha lanciato un appello all’Europa affinché formuli una propria politica di distensione nei confronti della Russia, considerando “l’atteggiamento avventato” della NATO nel caso dell’Ucraina. In un’intervista all’Augsburger Allgemeine del 17 gennaio, ha ricordato che, affinché la diplomazia funzioni, tutte le parti devono essere pronte a fare “compromessi costruttivi. Purtroppo, non vedo tale disponibilità da parte della NATO”.

Citando le recenti iniziative del presidente francese Macron, Dohnanyi dice che i Paesi “che vogliono una diversa politica verso la Russia devono farlo da soli, come fece allora Willy Brandt”. La Polonia ha negoziato bilateralmente con gli Stati Uniti l’espansione delle capacità della NATO. “Quindi, anche Francia e Germania dovrebbero essere autorizzate a parlare di distensione con la Russia”.

Il sito Welt-Trends ha pubblicato una dichiarazione firmata da circa cinquanta esperti di sicurezza, militari e diplomatici in pensione in Germania, che chiedono il ritorno ad una politica di distensione, nella tradizione della “Ostpolitik” degli anni ’70 e dei colloqui sul controllo degli armamenti degli anni ’90. Mentre l’America può considerare vantaggioso “indebolire la Russia internamente ed esternamente”, per la Germania e l’UE, “una Russia che si consolida è preferibile”.

“La politica di scontro contro la Russia rispecchia quindi più l’interesse degli Stati Uniti e fa parte dello sforzo di mantenere l’Europa occidentale sotto il loro controllo, piuttosto che l’interesse tedesco ed europeo. Esigiamo quindi che il nuovo governo tedesco ritorni ai capisaldi della politica di pace di Willy Brandt ed Egon Bahr”.

Una conclusione simile è stata tratta da Frank Elbe, un ex diplomatico tedesco che prese parte ai colloqui con Mosca che portarono alla riunificazione della Germania nel 1990. Già lo scorso novembre, in un discorso agli studenti a Bonn, Elbe ha sottolineato che, a differenza della classe dirigente durante il periodo della guerra fredda, la generazione dei politici di oggi non ha idea di cosa sia la guerra nucleare e delle conseguenze del fallimento di un dialogo costruttivo in politica estera con la Russia. “È ora che l’Europa si svegli e rinunci alle illusioni che gli americani amano l’Europa, amano fare affari con l’Europa e amano il mercato europeo. Ma gli interessi europei e americani stanno cadendo a pezzi. Non ci può essere sicurezza contro la Russia, ma solo con la Russia”.

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