Resoconto della conferenza

La guerra contro la Siria e il crollo del paradigma colonialista occidentale

“Ripristinare il diritto internazionale e rispettare la sovranità perfetta della Siria”, è stato il tema affrontato da Bouthaina Shaaban, consigliere politico e mediatico della presidenza siriana. La Shaaban ha esordito dichiarando che da dieci anni la Siria sta “combattendo una guerra duplice”, una sul campo, contro elementi “guidati da forze segrete ben organizzate” che dicono loro cosa fare, e l’altra, portata avanti dai media che diffondono la disinformazione, sia in Siria che all’estero. La collaboratrice del Presidente Assad ha sottolineato in particolare il ruolo britannico: dopo che tutti i giornalisti occidentali e del Golfo sono stati costretti a lasciare la Siria, l’unica fonte per le loro cosiddette notizie autorevoli veniva dal cosiddetto “Osservatorio siriano per i diritti umani”, che era un “one-man show” gestito da un certo Rami Abdul Rahman, residente a Coventry, nel Regno Unito.

Le potenze occidentali erano intenzionate a distruggere la Siria, ha detto la Shaaban, perché era “fiore all’occhiello” del mondo arabo, e ne volevano saccheggiare le risorse con l’aiuto delle forze terroristiche. Quando è risultato impossibile rovesciare il governo con mezzi militari, ha osservato, e i principali terroristi sono stati sconfitti, sono tornati alle sanzioni, una “forma di punizione collettiva del popolo siriano”. Eppure, nonostante tutto questo, il popolo siriano ha resistito, e questa guerra ha dimostrato che “le politiche occidentali” sono “fallite”, e la loro narrazione non è più credibile.

Durante la sessione di domande e risposte è seguito un vivace scambio tra la dottoressa Shaaban e la signora LaRouche. In risposta ad una domanda, la dottoressa Shaaban ha sottolineato che, lungi dall’essere un paese di fondamentalisti religiosi, la coesistenza pacifica tra più religioni in Siria è un aspetto “che assimiliamo col latte materno”. Si è detta pienamente d’accordo col messaggio di Helga Zepp-LaRouche, di considerare tutta l’umanità come una famiglia globale di fratelli e sorelle, che è “l’antitesi di ciò che le potenze coloniali occidentali stanno facendo”. Pertanto, “questo è il momento per far sì che quella dello Schiller Institute sia la narrazione principale; la sua nobile causa degli ultimi 50 anni” deve prevalere.

La Shaaban ha trasmesso il suo intervento in diretta su Facebook. Un articolo che evidenzia il suo attacco al ruolo del Regno Unito nella guerra di propaganda contro la Siria, è stato pubblicato il 9 maggio da diverse testate in lingua araba, così come in inglese sul Syria Times. (http://syriatimes.sy/index.php/news/national/55411-dr-shaaban-during-schillerinstitute-conference-uk-has-funded-syrian-eyewitnesses-tospread-lies-about-events-in-syria)

Porre fine alla pratica medievale delle sanzioni

Dopo la Shaaban, ha preso la parola il colonnello Richard H. Black, ex senatore dello Stato della Virginia, ed ex capo della sezione di diritto penale dell’esercito americano al Pentagono, frequente ospite dello Schiller Institute (vedi SAS 17, 12/21, 51, 38/20). Il Sen. Black ha esortato il pubblico a respingere le azioni “spregevoli” e “ripugnanti” dei governi degli Stati Uniti che si sono resi complici dei terroristi di al-Qaeda in Siria e continuano ad imporre sanzioni illegali. Ha anche fornito un quadro dettagliato dei dieci anni di guerra e del loro orribile impatto sul popolo siriano.

Le “misure criminali” imposte alla Siria sono state denunciate con forza da un altro relatore dagli Stati Uniti, Caleb Maupin, giornalista, analista e fondatore del Center for Political Innovation. Maupin ha citato alcuni fatti raramente menzionati, come quello che il governo siriano, dagli anni ‘70 al 2011, ha aumentato l’aspettativa di vita, ridotto la mortalità infantile, costruito infrastrutture ed eliminato l’analfabetismo nel paese. Eppure, gli Stati Uniti sono decisi a rovesciarlo. Per quanto riguarda la Cina, Maupin ne ha definito il successo nel passare da una nazione “profondamente impoverita” a una superpotenza economica “una delle più belle storie del XX e XXI secolo”.

Il dottor Hans Köchler, presidente dell’International Progress Organization, con sede in Austria, ha criticato le sanzioni economiche unilaterali come “una continuazione della guerra con altri mezzi”. Sono una nuova versione di guerra asimmetrica, ha detto, che ha il chiaro scopo di costringere alla sottomissione il Paese colpito dalle sanzioni; una forma scandalosa e moralmente rivoltante di guerra d’assedio medievale, che ha preso piede nel mondo moderno. A suo parere, le sanzioni Ceasar sulla Siria costituiscono un crimine contro l’umanità e “rivelano un atteggiamento di arroganza e presunzione che è tipico del dominio imperiale”.

Europa e Giappone hanno bisogno entrambi del dialogo con Russia e Cina

Il professor Wilfried Schreiber, Senior Research Fellow presso il World Trends Institute for International Politics a Potsdam, in Germania, ha affrontato la questione dell’attuale ordine mondiale. Ha iniziato facendo notare che la conferenza si stava svolgendo l’8 maggio, il giorno della “liberazione dalla barbarie nazista”, che è di particolare importanza per la Germania. Indicando il contributo inestimabile dell’Unione Sovietica a quella vittoria, ha deplorato l’attuale sfoggio di odio e malignità verso la Russia, che viene presentata come “il nemico” praticamente in tutti i mass media. Invece di cercare lo scontro, ha proposto, l’Occidente accetti seriamente l’offerta di dialogo e cooperazione con la Russia e la Cina, come è espresso nella dichiarazione congiunta dei ministri degli esteri emessa il 24 marzo 2021, e lavori verso una sicurezza comune, piuttosto che per la supremazia di una potenza su tutte le altre.

Il Prof. Schreiber è stato seguito da Eric Denécé, direttore del Centro francese di ricerca sull’intelligence (CF2R), che ha criticato aspramente la politica estera francese degli ultimi due decenni, durante i quali il Ministero degli Affari Esteri è stato sempre più sotto l’influsso degli ideali neo-conservatori americani. Ha proposto una serie di cambiamenti volti a ristabilire la credibilità e l’indipendenza internazionale della Francia e a garantire rapporti costruttivi con la Russia, la Cina e l’Africa. Denécé ha denunciato a lungo il “racket economico” a cui gli Stati Uniti stanno sottoponendo i loro alleati, anche attraverso le sanzioni extraterritoriali, con le quali la lotta alla corruzione è stata usata come pretesto per estorcere miliardi di euro alle imprese francesi.

Dal Giappone, l’economista Daisuke Kotegawa, ex funzionario del Ministero delle Finanze giapponese ed ex direttore per il Giappone presso il FMI, ha illustrato la cooperazione che si stava sviluppando tra il Tokio e Mosca in campo economico, politico e sociale nel 2012. Purtroppo, la mano pesante di Barack Obama – e del suo consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice – ha fermato questo processo, facendo pressione sul primo ministro Abe affinché imponesse sanzioni economiche alla Russia e minacciando le banche giapponesi di rappresaglie per i prestiti alle aziende russe.

Un contributo su “L’Afghanistan e la nuova via della seta” è venuto da Sayed Mujtaba Ahmadi, consigliere dell’ambasciata afghana in Canada. Al suo apice, ha osservato, l’Afghanistan si trovava all’incrocio della storica Via della Seta, dove diverse culture e società di tutto il mondo si incontravano e scambiavano idee e beni tra loro. Oggi, l’Afghanistan ha aderito alla Iniziativa Belt and Road e partecipa anche al gasdotto Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India (TAPI) e al progetto CASA-1000, una linea di trasmissione elettrica dall’Asia centrale all’Asia meridionale.

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