“Per fare grandi affari, investire nella guerra!”.

L’Unione Europea è quell’istituzione in cui, se uno Stato membro ha bisogno di prendere in prestito denaro, deve sottoporsi ad ispezioni intrusive, attuare “riforme strutturali”, tagliare le pensioni, i servizi sanitari ecc. e dimenticare la sovranità fiscale. Ma se si vuole denaro per fare una guerra, se ne ottiene quanto si vuole, senza alcun controllo su come viene speso, che si sia membri o meno – purché serva agli obiettivi geopolitici dell’UE.

Questa è la lezione di dodici mesi di guerra in Ucraina; in questo periodo, le istituzioni dell’UE (senza i singoli membri) hanno dato al regime di Kiev oltre 35 miliardi di euro, una buona parte dei quali è finita nelle tasche di ministri, funzionari governativi e militari, come testimoniano gli attuali scandali. Oltre a quanto abbiamo riportato la scorsa settimana, il Parlamento ucraino sta progettando di rimuovere altri otto (!) ministri, secondo l’agenzia di stampa nazionale RBK Ukraina.

È un segreto di Pulcinella che l’Ucraina sia tra i Paesi più corrotti al mondo. L’ex ministro degli Esteri e della Difesa polacco Radosław Sikorski ha persino suggerito che questo è il motivo per cui l’Ucraina non è mai stata in grado di raggiungere la prosperità economica, nonostante avesse dei vantaggi. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ha detto Sikorski, l’Ucraina aveva un enorme vantaggio grazie ad “impianti nucleari, un’industria aeronautica, nessun debito e la terra più fertile del mondo”. Ma ben prima che la Russia lanciasse l’attacco il 24 febbraio 2022, Kiev “aveva un PIL quattro volte più piccolo della Polonia”.

Bruxelles non sembra avere problemi al riguardo. Ora ha istituzionalizzato gli aiuti a Kiev con quello che il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha definito una “Ramstein finanziaria”. Si tratta di un potenziamento della Piattaforma di coordinamento dei donatori per l’Ucraina, il cui comitato direttivo si è riunito il 27 gennaio per discutere come regolarizzare l’afflusso di fondi a Kiev con assegni mensili per mantenere in funzione il governo. Secondo Shmyhal, che ha aperto la riunione, i compiti principali della piattaforma sono quelli di fornire un sostegno di bilancio prevedibile e regolare nel 2023, pianificando e garantendo l’inizio della “ripresa” dell’Ucraina, il ripristino delle abitazioni danneggiate e delle infrastrutture critiche e sociali, nonché il coordinamento degli strumenti finanziari a sostegno dell’economia e del settore privato (assicurazione contro i rischi di guerra per i potenziali investitori, partenariato pubblico-privato, assistenza nel finanziamento di progetti a sostegno delle piccole imprese che forniscono un gran numero di posti di lavoro).

L’amara ironia di tutto ciò è che l’UE e i suoi Stati membri, insieme agli Stati Uniti e al Regno Unito, con una mano danno soldi e armi per prolungare la guerra e la distruzione e, con l’altra, danno soldi (per ora solo promesse) per “ricostruire”. In entrambi i casi, il denaro torna ai “donatori”, sotto forma di commesse all’industria militare o a fondi avvoltoio e grandi aziende.

I “donatori” non nascondono nemmeno questo fatto. Dopo tutto, il ministro delle Finanze canadese Christia Freeland ha detto al pubblico di Davos che il finanziamento della macchina da guerra ucraina avrebbe dato “un’enorme spinta all’economia globale”. Lo stesso Volodymyr Zelensky, il 23 gennaio, ha invitato “il business americano” a “diventare la locomotiva che trainerà ancora una volta la crescita economica globale”. Per evitare che si pensi che stia parlando di investimenti di tipo “brick and mortar”, ha specificato: “Siamo già riusciti ad attirare l’attenzione e a collaborare con giganti del mondo finanziario e degli investimenti internazionali come BlackRock, JP Morgan e Goldman Sachs”. Così, le centinaia di miliardi che verranno inviati all’Ucraina, sotto forma di aiuti ed equipaggiamenti militari, saranno attentamente controllate dagli oligarchi di Wall Street…

Secondo Zelenskyy, in Ucraina tutto è possibile: “Tutte le imprese possono diventare grandi lavorando con l’Ucraina, in tutti i settori: dalle armi e dalla difesa all’edilizia, dalle comunicazioni all’agricoltura, dai trasporti all’informatica, dalle banche alla medicina”.

Print Friendly, PDF & Email