Olaf Scholz perde l’occasione di migliorare le relazioni tedesco-cinesi

La volontà dell’industria tedesca di incrementare i rapporti con la Cina è un dato di fatto, come si evince da un lungo articolo del Global Times del 14 aprile, in occasione dell’arrivo del cancelliere Olaf Scholz nel Paese. Tuttavia, la visita, iniziata ad un impianto della Bosch che produce idrogeno e ad un progetto di ricerca congiunto tedesco-cinese sulla qualità dell’acqua, presso l’Università di Chongqing, è stata interrotta il primo giorno. Gli altri punti in agenda quel giorno sono stati annullati a causa delle sessioni di crisi con il G7 ed altre istituzioni occidentali, in risposta all’attacco iraniano a Israele.

Il giorno successivo Scholz era a Shanghai con un’imponente delegazione di imprenditori e non ha mancato di esortare i cinesi a praticare la concorrenza leale e a evitare le pratiche di dumping. Il 16 aprile la visita si è conclusa con un incontro con i leader politici cinesi a Pechino. Prima dell’incontro, Xi, rispondendo ai “rischi” messi in risalto dalla nuova politica strategica tedesca verso la Cina, ha ribadito che gli scambi commerciali non espongono ad alcun rischio. Scholz ha espresso l’intenzione di voler parlare con Xi, oltre che di economia, anche di iniziative per la fine del conflitto in Ucraina.

L’articolo del 14 aprile del Global Times era positivo per quanto riguarda il ruolo economico svolto in Cina dalle aziende tedesche, ma affrontava anche la preoccupante fedeltà della Germania alla geopolitica occidentale, compresa la politica di “de-risking” dell’UE. A questo proposito, Helga Zepp-LaRouche ha dichiarato al quotidiano semi-ufficiale del governo che per un’economia di esportazione come quella tedesca sarebbe “suicida” seguire questi appelli al “de-risking”.

“La Germania sta attualmente vivendo un drammatico crollo economico”, ha dichiarato. “Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno attirato le imprese tedesche ad investire da loro invece che in Germania, grazie agli incentivi previsti dall’Inflation Reduction Act. In questo contesto sfavorevole, l’espansione della cooperazione economica con la Cina rappresenta un’ancora di stabilità per la Germania”, ha osservato. “Infatti, se la Germania si abbandona alla geopolitica, le sue relazioni con la Cina ne risentiranno”.

La geopolitica ha anche spinto Berlino a partecipare a una serie di esercitazioni militari della NATO in funzione anticinese nel Pacifico, inviando, insieme a Francia e Spagna, cinquanta aerei da combattimento in Giappone, Australia e Hawaii, tra le altre località. Per la prima volta è prevista anche un’esercitazione congiunta con l’aeronautica indiana. L’ispettore dell’Aeronautica militare di Berlino Ingo Gerhartz si è vantato: “Stiamo mostrando un volto europeo nell’Indo-Pacifico”. E da maggio a novembre, la Marina tedesca invierà la fregata “Baden-Württemberg” e la nave di approvvigionamento logistico “Frankfurt am Main” in un tour mondiale, per esercitazioni congiunte con gli americani e i canadesi sulla costa orientale del Nord America, per poi proseguire verso il Pacifico orientale e le Hawaii.

Se gli avversari della Cina presso la Commissione UE dovessero riuscire a vietare alcune esportazioni cinesi in Europa con il pretesto che sono sovvenzionate e che rappresentano una presunta minaccia per il libero mercato, la più colpita sarebbe l’industria tedesca, che è il principale importatore europeo di prodotti cinesi.

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