Netanyahu deve andarsene, per il bene di Israele!

Il 4 novembre, migliaia di manifestanti si sono riuniti davanti alla residenza del Primo Ministro Netanyahu a Gerusalemme, chiedendone le dimissioni. Netanyahu è stato criticato aspramente per la gestione della crisi, che ha messo in grave pericolo la vita degli ostaggi israeliani, e per il palese fallimento dei servizi di sicurezza nel prevenire gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Altre proteste hanno avuto luogo a Tel Aviv, oltre a innumerevoli incontri meno pubblici ed eventi minori.

I familiari degli ostaggi hanno continuato a manifestare davanti alla Knesset, chiedendo che venga data priorità al rilascio, tramite i negoziati, delle persone catturate. Secondo un sondaggio di Canale 13 pubblicato il 4 novembre, il 76% degli interpellati ritiene che Netanyahu debba dimettersi.

Anche prima della crisi, per mesi si sono tenute manifestazioni contro il Primo Ministro, accusato di corruzione e di aver cercato di riformare il sistema giudiziario per scopi politici. Oggi le accuse sono molto più gravi, tra cui quella di pulizia etnica sistematica a Gaza, dopo aver deliberatamente trasformato la Striscia in un “campo di concentramento a cielo aperto” ed aver finanziato gli estremisti di Hamas.

Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, anche gli ambienti che da sempre usano Israele come strumento per le loro politiche stanno diventando molto nervosi per il fatto che il genocidio a Gaza demolirà una volta per tutte ciò che resta della credibilità dell’Occidente nel Sud globale. Così, un editoriale del Financial Times di Londra aveva già chiesto il 30 ottobre un cessate il fuoco e la fine della “chiara violazione del diritto umanitario internazionale” nella Striscia di Gaza.

Negli Stati Uniti, un duro monito a Israele è stato lanciato dall’economista Jeffrey Sachs, divenuto uno strenuo oppositore del cosiddetto “ordine mondiale unipolare”. Il suo articolo, datato 31 ottobre, si intitola: “Gli amici non permettono agli amici di commettere crimini contro l’umanità”. Inizia così: “Israele non ha più tempo per salvarsi – non da Hamas, che non ha i mezzi per sconfiggere Israele militarmente – ma da sé stesso. I crimini di guerra di Israele a Gaza, che secondo il Centro per i diritti costituzionali sfiorano il genocidio, minacciano di distruggere i rapporti civili, politici, economici e culturali di Israele con il resto del mondo. In Israele crescono le richieste di dimissioni immediate del Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Un nuovo governo israeliano dovrebbe cogliere l’opportunità di trasformare la carneficina in una pace duratura per mezzo della diplomazia”: https://www.commondreams.org/opinion/israel-gaza-peace-diplomacy.

Print Friendly, PDF & Email