L’isteria sulla “imminente invasione russa” dell’Ucraina

La tensione è aumentata di giorno in giorno, come in un brutto film di Hollywood. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan e il segretario di Stato Tony Blinken hanno fatto a gara ad annunciare e prevedere persino il giorno in cui la Russia avrebbe lanciato l’invasione dell’Ucraina. Secondo Boris Johnson sarebbe potuta avvenire “ogni minuto”. Il 12 febbraio la Casa Bianca ha addirittura ordinato a parte del personale diplomatico di lasciare Kiev, seguita da altri paesi occidentali. La tattica sembra essere quella, infantile, di posizionarsi per poi dire: l’invasione non è avvenuta perché abbiamo “dissuaso” Mosca minacciandola di conseguenze terribili.

Ma c’è un altro pericolo. I russi non sono i soli ad aver mosso le truppe; le forze armate ucraine hanno concentrato centomila truppe sulla Linea di Contatto col Donbass, disponendo di addestratori britannici e di altre nazioni. Un’operazione “false flag” potrebbe bastare come provocazione per spingere entrambe le parti ad intervenire militarmente.

In ogni caso il Presidente Zelensky, come abbiamo riferito (cfr. SAS 5,6/22) ha ridicolizzato la propaganda di guerra. Il 12 febbraio ha detto ai giornalisti che “Sono state date troppe informazioni su una guerra in piena regola con la Russia e sono state annunciate persino delle date specifiche. Riteniamo che sia rischioso. Se avete ulteriori informazioni sull’invasione russa dell’Ucraina garantita al 100% il 16 febbraio, datecele per favore”.

Nel frattempo, ferve l’attività diplomatica. Biden e Putin hanno avuto un nuovo colloquio telefonico il 12 febbraio, seguito da un altro con Macron (vedi sotto), mentre il 15-16 c’è stata l’attesa visita a Kiev e Mosca da parte del Cancelliere tedesco Olaf Scholz, reduce dal viaggio a Washington. I segnali sono incoraggianti: a Kiev, Scholz ha detto che Zelensky gli ha mostrato un disegno di legge che autorizzerebbe all’applicazione degli accordi di Minsk, mentre al termine del colloquio con Putin ha parlato di “conversazione molto intensa e molto fiduciosa”. I due leader hanno affrontato apertamente tutti i temi senza seguire una scaletta prestabilita. “Questo è un buon punto di partenza, date le difficili sfide che abbiamo di fronte”, ha aggiunto.

Mentre permane l’incertezza sui prossimi passi dello scontro tra Nato e Russia, la soluzione sta nell’alzare il livello al di sopra delle considerazioni di geopolitica, allo scopo di concepire e concordare una nuova architettura di sicurezza che tenga conto degli interessi di tutti i partecipanti. Questo dovrebbe essere l’argomento da discutere alla conferenza annuale sulla sicurezza, che si terrà nel fine settimana del 19-20 febbraio a Monaco, ma si può scommettere che non lo sarà. Invece la conferenza dello Schiller Institute che si terrà in contemporanea è esattamente dedicata a quel tema (vedi sopra).

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