Legge sulla filiera industriale: la Germania stabilisce un pericoloso precedente per l’UE

Il 21 giugno scorso, il Bundestag tedesco ha approvato la proposta del governo di introdurre nelle filiere industriali del Paese rigorosi standard ecologici e sociali. La nuova legge obbliga tutte le aziende e le imprese a garantire che tali standard (per esempio sul lavoro femminile e minorile) siano rispettati da tutti i fornitori, inclusi quelli esteri, pena multe e divieti. Berlino sta ora spingendo il resto dell’Unione Europea ad adottare una legge simile il più presto possibile.

Presentata ufficialmente come applicabile solo alle imprese con più di 3.000 dipendenti a partire dal 2023, e a quelle con più di 1.000 dipendenti a partire dal 2024, la legge colpisce in realtà anche le decine di migliaia di piccole e medie imprese dei fornitori. Queste ultime si troveranno a ricevere lunghi questionari da parte delle grandi aziende con lo scopo di documentare il rispetto dei nuovi standard, altrimenti i loro prodotti non saranno accettati. Dal momento che la maggior parte delle piccole imprese non ha la possibilità (o i mezzi finanziari) di fornire la documentazione relativa alle condizioni esistenti nei paesi di origine dei fornitori, o di chiedere cambiamenti inaccettabili, la nuova legge minaccia di far crollare le filiere tradizionali e quindi la capacità di continuare a lavorare per le imprese tedesche in molte parti del mondo.

In sintesi, la nuova legge è un duro colpo al funzionamento della cooperazione economica internazionale e allo sviluppo industriale di qualsiasi nazione del mondo. Contrariamente ai solenni obiettivi solenni proclamati contro il lavoro minorile e per il trattamento equo delle lavoratrici, l’intento non è realmente quello di migliorare le condizioni di queste persone, ma piuttosto di far avanzare l’attuazione del famigerato “Green Deal” nel settore in via di sviluppo.

Ciò è risultato evidente nella testimonianza resa dal ministro della cooperazione internazionale Gerd Müller al Bundestag nel maggio 2020 durante le audizioni sulla nuova legge. In quella occasione il ministro dichiarò che era importante evitare che l’Africa aspirasse allo stesso livello di sviluppo dell’Europa, perché altrimenti occorrerebbero tre pianeti Terra, invece di uno, per fornire la quantità di risorse naturali necessarie. Müller ha appoggiato un Green Deal Europa-Africa, che è stato successivamente proposto anche dal presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il messaggio ai paesi africani è: è nel vostro interesse -e in quello dell’umanità -rimanere sottosviluppati!

Tale propaganda è anche un tema chiave nei preparativi per il prossimo “Vertice sul clima” COP26 che si terrà a Glasgow alla fine di quest’anno. Essa però si scontra con una feroce opposizione, in particolare sulla questione delle fonti di energia fossile, in molte nazioni, come l’India, che non sono disposte a sacrificare il loro legittimo diritto allo sviluppo economico agli obiettivi anti-industriali degli europei. Allo stesso modo, difficilmente accetteranno i nuovi standard per le filiere imposti arbitrariamente e unilateralmente. Tuttavia, spetta principalmente alle imprese industriali in Germania ed in Europa, in particolare a quelle più piccole e indipendenti, condurre la battaglia politica necessaria contro tali misure.

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