L’economia tedesca crollerà prima di raggiungere la “neutralità climatica”

La marcia verso l’era della “neutralità climatica entro il 2045”, per la quale il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha cercato sostegni all’estero, non farà molta strada. Oltre ad essere inattuabile per l’industria e inaccessibile per le famiglie, l’approccio “tutto rinnovabili” ha subìto un duro colpo da parte della Corte costituzionale tedesca, che ha dichiarato incostituzionali 60 dei 216 miliardi di euro del fondo speciale per il clima KTF (cfr. SAS 47/23). Di fronte all’incertezza sul finanziamento di gran parte della troppo ambiziosa politica per la cosiddetta “protezione del clima”, il governo sta ora cercando di trasferire il denaro da altre voci di bilancio – ma ha escluso tagli alla spesa militare. L’accento posto su tagli alle spese sociali, per il lavoro e le pensioni, per la quale il ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, non vede “alcuna alternativa” e che il ministro dell’Economia, il Verde Robert Habeck, definisce “inevitabile”, mira a garantire sostegno alla politica climatica da parte dell’opposizione (la CDU-CSU), che minaccia di ricorrere nuovamente alla Corte, se il governo dovesse sospendere il tetto del debito e accollarsi ulteriori nuovi prestiti “per il clima”.

Potrebbe funzionare uno scenario del genere? C’è da dubitare. Una nuova spinta all’austerità potrebbe essere sostenuta dai cristiano-democratici, dai liberali (FDP) e dai verdi (questi ultimi due appartenenti alla coalizione di governo), ma non dai socialdemocratici, tra le cui file si sta scatenando una ribellione contro gli eccessivi piani “verdi” e le forniture di armi all’Ucraina. In Assia, l’SPD ha deciso di accettare l’abbraccio con la CDU, che ha scaricato i Verdi, e nella città di Hannover, il partito ha bruscamente abbandonato la coalizione rosso-verde a causa di radicali richieste “ambientali”.

Anche nell’FDP sta crescendo il malcontento alla base, che chiede un referendum sull’uscita dalla coalizione di governo a Berlino. A ciò si aggiungono i problemi legali che deriverebbero al governo da una nuova sfida alla politica di bilancio. Nel complesso, la Germania è sulla strada dell’ingovernabilità, che potrebbe portare, prima o poi, ad elezioni anticipate. Se non si cambia politica rispetto all’illusione delle rinnovabili, il collasso dell’industria tedesca avverrà molto prima del 2045, proclamato dal Cancelliere Scholz l’anno in cui la Germania diventerà “completamente neutrale dal punto di vista climatico”.

Nel frattempo, alla COP28 di Dubai, la delegazione tedesca guidata dalla poco diplomatica Annalena Baerbock, sta cercando di convincere altri Paesi a seguire l’esempio di Berlino, che ha optato per le “sole rinnovabili” e ha abbandonato l’energia nucleare, ma è già considerata uno zimbello dai più.

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