La riforma delle emissioni dell’UE promette più deindustrializzazione e povertà

Il 18 aprile, il Parlamento europeo ha approvato una riforma del mercato del Sistema europeo di scambio delle quote di emissione (ETS), che aumenterà il prezzo della CO₂. Il voto è la ratifica di un accordo raggiunto lo scorso anno tra gli Stati membri e il Parlamento. “Con la riforma, le imprese perderanno le quote gratuite di CO₂ che ricevono attualmente fino al 2034. Allo stesso modo, le emissioni del trasporto marittimo saranno integrate nel mercato della CO₂, a partire dal 2024”, riporta Euractiv.

In altre parole, l’offerta di quote di emissione di anidride caronica dell’UE sarà limitata, mentre la domanda aumenterà (grazie all’estensione al settore navale). Meno offerta e più domanda significherà un aumento dei prezzi, ovvero una maggiore tassazione sulla produzione. Dal momento che il mercato ETS è diventato un mercato a termine, di speculazione – si può comprare o vendere CO₂ non ancora prodotta – l’aumento del prezzo non sarà lineare, ma esponenziale.

È un fenomeno simile a quello che si è verificato nel mercato dell’energia nel 2022, quando è iniziata l’impennata dei prezzi del gas sul mercato mondiale. Aumentando il prezzo dell’anidride carbonica, la domanda di energia si è spostata dal carbone al gas: una domanda maggiore che trova un’offerta minore. La situazione è stata aggravata da settimane di bonaccia nel Mare del Nord, che hanno fermato a lungo le pale eoliche tedesche, creando così una domanda di gas ancora maggiore. È documentato che i fondi speculativi hanno investito massicciamente nei future sul gas, facendone schizzare i prezzi alle stelle.

Ignorando le lezioni del passato, la Commissione europea sta ripetendo gli stessi errori. È un atto deliberato? L’intenzione è quella di distruggere le economie dell’UE?

Oltre alle misure di cui sopra, l’UE prevede una tassa sui prodotti ad alta intensità di CO₂ importati dall’esterno dell’Unione. Il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, responsabile della politica di transizione dell’UE, ha dichiarato che “per affrontare la crisi climatica, le emissioni devono diminuire a livello globale. Quando i beni ad alta intensità energetica arriveranno nell’UE, ci assicureremo che le emissioni di CO₂ vengano pagate”.

Secondo Euractiv, nell’ambito dello stesso pacchetto, “il Parlamento ha votato anche i piani per introdurre un nuovo mercato UE per le emissioni di CO₂ a partire dal 2027. Questo coprirà le emissioni dei carburanti utilizzati nelle automobili e negli edifici”.

La stessa Commissione ammette che questo renderà la benzina più costosa, ma sostiene che non aumenterà più di dieci centesimi. Verrà introdotto un fondo di 86,7 miliardi di euro per aiutare le famiglie colpite dai costi – una cifra ridicola per un’UE che conta 447 milioni di abitanti.

In sintesi, Bruxelles sta attuando piani per la deindustrializzazione dell’Europa e l’impoverimento della popolazione – tutto questo apparentemente per combattere il “cambiamento climatico”. Così facendo, sta ignorando l’appello di oltre 1.000 scienziati mondiali, che insistono sul fatto che non c’è alcuna emergenza climatica e chiedono di portare il dibattito fuori dai talk show televisivi e di ricondurlo nelle università e nei centri accademici.

Print Friendly, PDF & Email