La diplomazia cinese sfila la scena a Zelensky

Negli ultimi dieci giorni, l’Europa è stato il palcoscenico di due intense offensive diplomatiche di segno opposto: l’una condotta dal Presidente ucraino Zelensky e l’altra da tre diplomatici cinesi. Riguardo alla prima, ogni tappa del tour di Zelensky è servita per aizzare (o tentare di aizzare) i suoi interlocutori a coinvolgere maggiormente la NATO nella guerra contro la Russia.

Ha cominciato con l’incontro con le autorità italiane e con il Papa, nel quale ha rifiutato l’offerta di mediazione del Pontefice e il piano di Pechino per una pace negoziata. In tono arrogante, ha sostenuto che “deve essere la formula di pace ucraina” e che i negoziati partiranno “quando saremo ai confini con la Crimea”.

Da Roma, Zelensky si è spostato a Berlino, Parigi e Londra, dove ha ottenuto promesse di ulteriori forniture di armi, anche se per ora solo il governo britannico ha oltrepassato la linea rossa dei missili a lunga gittata (300 km) per colpire il territorio russo. La Gran Bretagna fin dall’inizio della crisi è in testa nella gara ad attizzare la guerra totale alla Russia, dopodiché passerà alla Cina.

Pochi giorni prima, dal 9 al 13 maggio, il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha visitato Germania, Francia e Norvegia per accordi commerciali e scongiurare uno sganciamento economico tra EU e Cina. Il 15 maggio Pechino ha mandato il suo inviato speciale per gli Affari Eurasiatici, Li Hui, a Kiev per discutere la proposta di pace di Xi Jinping e proseguire per Varsavia, Parigi, Berlino e Mosca. La settimana precedente, il Vicepresidente cinese Han Zheng si era recato in Portogallo e in Olanda, dopo aver partecipato all’incoronazione di Carlo III a Londra.

Forse il più importante incontro diplomatico è stato quello tra il consigliere di Stato Wang Yi e il consigliere di sicurezza nazionale USA jack Sullivan, che si è tenuto a Vienna (vedi sotto).

Nonostante gli sforzi diplomatici per la pace, c’è chi rema a favore della guerra. Abbiamo citato sopra il ruolo dei britannici e, mentre Zelensky era in tour, la Russia ha informato che i missili cruise Storm Shadow forniti dal Regno Unito erano già stati usati per attaccare la capitale del Lugansk il 13 maggio. Questi attacchi abbassano la soglia per uno scontro militare diretto tra Russia e NATO, che potrebbe comportare l’uso di armi nucleari.

Sullo sfondo, il processo di deindustrializzazione dovuto alle scelte strategiche su energia e politica monetaria e i fallimenti bancari del sistema finanziario transatlantico, in crisi da malato terminale. Evidentemente, il “complesso militare industriale” spera che l’economia di guerra possa prolungare la vita del sistema, nonostante le lezioni tragiche che ci fornisce la storia in proposito.

Alla luce dei numerosi paesi del mondo che rifiutano di allinearsi alla NATO e che invece chiedono sviluppo, la fondatrice dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche ha recentemente commentato che il cosiddetto “ordine basato sulle regole” non è “un discorso vincente e assolutamente non è qualcosa che plasmi il futuro in modo positivo. In un certo senso, è il discorso di un impero passato e morente”.

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