Il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti ammette che la politica di Washington è fallita

Il Segretario al Tesoro statunitense, Janet Yellen, si sta pentendo della decisione di sottrarre oltre 300 miliardi di dollari alla banca centrale russa all’inizio della guerra in Ucraina? Come abbiamo riportato in precedenza, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen incaricò l’allora primo ministro italiano Mario Draghi di esercitare la sua “magia” sulla Yellen e convincerla a congelare quegli asset (cfr. SAS 15-16/22).

Quella decisione accelerò la fuga dalle riserve in dollari da parte delle banche centrali del Sud globale e non solo, rendendo la “de-dollarizzazione” dell’economia mondiale irreversibile, anche se non a breve termine. Janet Yellen ha tardivamente riconosciuto le conseguenze catastrofiche delle proprie azioni in un’intervista con Fareed Zakaria della CNN il 16 aprile. “Quando utilizziamo sanzioni finanziarie legate al ruolo del dollaro, c’è il rischio che, nel corso del tempo, ciò possa minare l’egemonia del dollaro”, ha dichiarato la Yellen, aggiungendo che “naturalmente, questo crea il desiderio da parte della Cina, della Russia e dell’Iran di trovare un’alternativa. Ma il dollaro è utilizzato come valuta globale per ragioni che non consentono ad altri Paesi di trovare facilmente un’alternativa con le stesse caratteristiche”.

La Yellen ha cercato di ricostruirsi una verginità anche su un altro tema il 20 aprile, quando ha messo in guardia dalla strategia di “sganciamento” dell’economia statunitense dalla Cina. Parlando alla John Hopkins School of Advanced International Studies, ha proposto che gli Stati Uniti “cerchino un rapporto economico costruttivo ed equo con la Cina. Entrambi i Paesi devono poter discutere francamente di questioni difficili. E dovremmo lavorare insieme, quanto possibile, per il bene dei nostri Paesi e del mondo”.

“Non cerchiamo di ‘sganciare’ la nostra economia da quella cinese”, ha affermato. “Una completa separazione delle nostre economie sarebbe disastrosa per entrambi. Sarebbe destabilizzante per il resto del mondo”. A suo avviso, finché la Cina rispetta le regole internazionali, entrambi i Paesi “possono trarre beneficio da una sana concorrenza nella sfera economica. Ma una sana competizione economica, in cui entrambe le parti traggano vantaggio, è sostenibile solo se la competizione è equa. Continueremo a collaborare con i nostri alleati per rispondere alle pratiche economiche sleali della Cina”.

La signora Yellen non è certamente la sola a cercare di frenare alcuni aspetti della fallimentare strategia del Presidente Biden. Il 14 aprile, in un’intervista a Bloomberg, il suo predecessore nell’amministrazione Clinton, Larry Summers, ha avvertito che gli Stati Uniti stanno diventando sempre più isolati nel mondo. “C’è una crescente accettazione della frammentazione e, cosa forse ancora più preoccupante, penso che ci sia una crescente sensazione che il nostro non sia il migliore frammento a cui associarsi”, ha commentato.

“Qualcuno di un Paese in via di sviluppo mi ha detto: ‘Dalla Cina riceviamo un aeroporto. Dagli Stati Uniti un sermone”, ha aggiunto. Summers, che attualmente è presidente dell’Università di Harvard, ritiene che l’America sia “dalla parte giusta della storia, con il nostro impegno a favore dell’economia e la nostra resistenza contro l’aggressione russa. Ma si sta un po’ soli da questa giusta parte della storia, perché quelli che stanno dall’altra parte si uniscono sempre più un tutta una serie di strutture”. Summers ha anche riconosciuto che le istituzioni di Bretton Woods non sono riuscite a creare sviluppo e questo è un fattore determinante nel rimodellare il mondo.

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