Il “Green Deal” dell’UE colleziona sconfitte

Le folli politiche anti-pesticidi e di decarbonizzazione dell’UE subiscono ripetute sconfitte, il che è positivo. Tuttavia, mentre la prossima conferenza sul clima delle Nazioni Unite sta per aprirsi a Dubai, il mito del cambiamento climatico causato dall’uomo non è ancora stato messo in discussione come dovrebbe.

Due pilastri della transizione verde di Ursula von der Leyen, le proposte di legge sui pesticidi e sugli imballaggi, sono state bocciate dal Parlamento europeo il 22 novembre. La Commissione avrà bisogno di più di un miracolo per presentare nuove proposte di legge, poiché è ormai a fine mandato.

Il regolamento che mirava a dimezzare l’uso dei pesticidi entro il 2030 è stato totalmente respinto, un risultato accolto con favore dall’associazione degli agricoltori dell’UE COPA-COGECA. In una dichiarazione pubblicata sul suo sito web, l’associazione scrive che “gli eurodeputati hanno inviato un messaggio decisivo: la mancanza di dialogo, l’imposizione di obiettivi dall’alto, il rifiuto di valutare l’impatto e la mancanza di finanziamenti per le proposte agricole devono ora finire”.

Il regolamento sugli imballaggi, che mirava a vietare gli imballaggi non “riutilizzabili”, è stato annacquato: il nuovo testo pone l’obiettivo di ridurre la quantità di imballaggi in plastica in Europa del 10% entro il 2030, del 15% entro il 2035 e del 20% entro il 2040. Inoltre, sono state eliminate alcune misure, come i divieti sugli imballaggi non necessari e gli obiettivi di riutilizzo. Inoltre, una nuova disposizione consente ai paesi dell’UE di evitare gli obiettivi di riutilizzo del 2030 per un tipo specifico di imballaggio se il tasso di riciclo è superiore all’85%. Alcuni paesi, come l’Italia, rispettano già questo target.

Il “Team Ursula” ha subito anche una grande sconfitta alle elezioni olandesi. L’ex vicepresidente della Commissione europea Franz Timmermans, ritenuto la “mente” (un ossimoro) del “Green Deal”, era il principale avversario del vincitore Geert Wilders. A prescindere dalle sgradevoli posizioni ideologiche di Wilders, la sconfitta di Timmermans e del candidato del partito in carica è solo l’ultima manifestazione della rivolta degli elettori contro il paradigma globalista, unipolare e “verde”.

Nonostante questi chiari segnali, le élite al potere si aggrappano al paradigma fallito. Ne è un esempio il “Piano d’azione” firmato dal premier italiano Giorgia Meloni e dal cancelliere tedesco Olof Scholz il 22 novembre a Berlino. Il fulcro del piano è la costruzione di nuovi gasdotti e idrogenodotti tra l’Italia e la Germania, via Austria e/o Svizzera, e in particolare attraverso il Corridoio Centro-Sud, che si collega al Nord Africa. L’idea di far produrre agli africani con i pannelli solari l’idrogeno da esportare nell’UE è una proposta fallimentare, sia per i costi dell’idrogeno, sia perché i paesi africani non si lasceranno abbindolare da simili schemi neocolonialisti. Inoltre, ci si chiede come faranno Germania e Italia ad evitare che i nuovi gasdotti vengano bombardati dai loro “alleati”.

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