Il FMI prende di mira l’Egitto e l’Etiopia per conto dell’oligarchia finanziaria

Sia l’Egitto che l’Etiopia, due nuovi membri dei BRICS Plus, sono stati oggetto di accordi di prestito del Fondo Monetario Internazionale con condizioni punitive. Negli ultimi dieci anni, entrambi i Paesi hanno attuato ambiziose politiche di sviluppo economico e hanno partecipato attivamente alla Iniziativa Belt and Road della Cina. Tuttavia, una serie di circostanze esterne, tra cui la pandemia di Covid 19, l’effetto della crisi ucraina sui prezzi dei prodotti di base, tra cui i fertilizzanti, e ora la guerra a Gaza, hanno seriamente compromesso le loro entrate in valuta estera, essenziali per pagare il debito estero con le istituzioni finanziarie occidentali.

Il 6 marzo, l’Egitto ha raggiunto un accordo con il FMI per aumentare l’Extended Fund Facility (EFF) da 3 a 8 miliardi di dollari. Poche ore prima dell’annuncio dell’accordo, la Banca centrale egiziana ha annunciato che avrebbe consentito la fluttuazione della moneta ed ha aumentato i tassi di interesse di 6 punti percentuali, portandoli al 28%, come richiesto dal FMI. L’effetto è stato immediato: la sterlina egiziana è crollata del 62% rispetto al dollaro, la quarta svalutazione di fatto in meno di due anni. Tra le altre condizioni ci sono le cosiddette “riforme strutturali”, come la privatizzazione delle aziende statali.

Il 18 marzo, inoltre, l’Egitto ha firmato un accordo per 6 miliardi di dollari con la Banca Mondiale, di cui 3 miliardi per i programmi statali e 3 miliardi per il settore privato, che andranno anche a finanziare le privatizzazioni. Il ministro delle Finanze egiziano Mohamed Maait ha quindi annunciato che il governo manterrà un rigido controllo del bilancio e ridurrà il finanziamento di nuovi progetti.

Quanto all’Etiopia, una missione del FMI è ad Addis Abeba dal 21 marzo per negoziare dei prestiti. Questi sono sempre accompagnati da dure condizioni, tra cui la svalutazione della moneta, la liberalizzazione del sistema bancario e la privatizzazione delle aziende statali, che colpiranno duramente la popolazione e soffocheranno la crescita economica reale.

L’Etiopia viene ricattata dal Club di Parigi dei Paesi creditori per ottenere un accordo con il FMI. A dicembre, il Club ha dichiarato che la sua offerta di sospendere i pagamenti del debito dell’Etiopia fino al 2025 sarebbe stata ritirata se il Paese non avesse ottenuto un prestito dal FMI entro la fine di marzo 2024. La Cina è il principale creditore dell’Etiopia e ha già offerto una riduzione del debito, ma il Paese deve far fronte alle pressioni per saldare un Eurobond da 1 miliardo di dollari in scadenza alla fine del 2024.

Oltre che da diverse crisi internazionali, l’economia etiope è stata colpita anche dal conflitto interno tra il governo federale e lo stato regionale del Tigré, ormai relativamente risolto. Un altro conflitto, tuttavia, è in corso nello stato regionale dell’Amhara.

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