I Twitter Files: il ruolo degli enti di intelligence USA nella censura fa impallidire i complottisti

La pubblicazione dei Twitter Files da parte del giornalista investigativo Matt Taibbi ha fornito un quadro approfondito del ruolo inquietante svolto dagli enti di intelligence statunitensi in un regime di censura. Il portatile di Hunter Biden non è stata l’unica storia insabbiata, né l’attività illecita si limitava all’FBI.

Le ultime rivelazioni ridicolizzano gli argomenti dei difensori della piattaforma di social media, che sostenevano che, essendo una società privata, Twitter non è vincolata dal Primo Emendamento della Costituzione, che vieta la soppressione della libertà di parola da parte del governo. Altri retroscena dimostrano che il governo e l’FBI erano direttamente coinvolti nel controllo dei post su Twitter con il pretesto della “moderazione dei contenuti”.

Ad esempio, il post di Taibbi del 24 dicembre cita un funzionario dell’FBI che punta il dito su altri enti governativi: Twitter ha avuto così tanti contatti con così tanti enti”, ha riferito, “che i dirigenti [dell’azienda] hanno perso il conto. Oggi è il Dipartimento della Difesa e domani l’FBI?  Si tratta di una chiamata settimanale o di una riunione mensile? Fa girare la testa”.

Secondo Taibbi, “i file mostrano che l’FBI fungeva da concierge di un vasto programma di sorveglianza e censura dei social media, che comprendeva enti di tutto il governo federale, dal Dipartimento di Stato al Pentagono alla CIA”. Il ruolo dell’FBI “era costante e pervasivo, come se [Twitter] fosse una filiale”. Inoltre, “la penetrazione dell’intelligence e delle forze dell’ordine federali in Twitter è avvenuta anche con il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS), che ha collaborato con appaltatori di sicurezza e think tank per fare pressione affinché Twitter moderasse i contenuti”.

L’FBI ha infine risposto con un debole attacco, affermando che “la corrispondenza tra l’FBI e Twitter non è altro che un esempio dei nostri tradizionali, duraturi e continui impegni tra il governo federale e il settore privato… È deplorevole che i complottisti e altri stiano alimentando la disinformazione del pubblico americano con l’unico scopo di tentare di screditare l’ente”.

Ah, riecco l’accusa di “complottismo” rivolta a chi critica l’uso della sorveglianza di routine per consentire al governo di mettere a tacere le opinioni che vanno contro le “narrazioni” prevalenti, e tesa a sostenere che ogni sfida al ruolo del governo nella soppressione della libertà di parola provenga da “estremisti”. I file di Twitter e il commento di Taibbi confermano ciò che i critici dell’FBI hanno sempre detto, a partire dal “Russiagate”, quando l’ente federale usò “informazioni” false, fabbricate dall’agente britannico Christopher Steele, per convincere il giudice a spiare la campagna di Trump nel 2016, sapendo che le informazioni erano false: cioè che la leadership dell’FBI è corrotta e impegnata in operazioni anticostituzionali contro gli avversari politici.

Queste rivelazioni non sono viste di buon occhio dai guerrafondai del Dipartimento di Stato, proprio mentre gli Stati Uniti preparano il prossimo “Vertice della Democrazia”.

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