I britannici rischiano una guerra con la Russia per “dimostrare qualcosa” nel Mar Nero

Con una provocazione militare che l’ex ambasciatore britannico Craig Murray ha descritto come “prova di follia”, la HMS Defender, un cacciatorpediniere della marina britannica, è entrato nelle acque territoriali russe vicino a Capo Fiolent, in Crimea, alle 11:52 del 23 giugno. La flotta russa del Mar Nero ha immediatamente lanciato un avvertimento via radio. Dopo aver aspettato una risposta per circa quindici minuti e non avendone ricevuta alcuna, una motovedetta russa ha sparato dei colpi di avvertimento. Nove minuti dopo, alcuni aerei di Mosca hanno lanciato bombe a una certa distanza dalla prua della nave britannica, che poi si è allontanata. Mentre i russi hanno denunciato la provocazione, il Ministero della Difesa britannico ha prima negato che fossero stati sparati dei colpi, parlando di “passaggio innocente attraverso le acque dell’Ucraina”. Un portavoce del Premier Boris Johnson ha poi difeso il passaggio, dichiarando: “Il Regno Unito non riconosce le rivendicazioni della Russia sulla Crimea”, facendo capire che il percorso scelto dalla nave non era affatto così innocente. Inoltre, un giornalista della BBC a bordo della nave, Jonathan Beale, ha confermato che sono stati sparati dei colpi di avvertimento,aggiungendochela missione del cacciatorpediniere era “una mossa deliberata per dimostrare qualcosa alla Russia”. E cosa si voleva dimostrare? Secondo una fonte del Ministero della Difesa di sua maestà, si voleva affermare “il diritto alla libertà di navigazione in acque internazionali”.

Che si trattasse di una provocazione pianificata è stato rivelato dalla sorprendente scoperta, pochi giorni dopo, di documenti del ministero della Difesa britannico ad una fermata dell’autobus nel Kent. I documenti dettagliavano la scelta del passaggio secondo piani prestabiliti e mostravano che ci si aspettava una possibile risposta “aggressiva” della Russia. Si può supporre che questa scoperta non sia stata accidentale, ma un tentativo di sondare la probabile risposta militare russa a future provocazioni. La portavoce del ministero degli Esteri russo Zakharova si è presa gioco della vicenda dicendo: “Perché ricorrere agli ‘hacker russi’ se ci sono le fermate degli autobus britannici?”

Ma i russi non l’hanno presa alla leggera, con vari portavoce, compresi i vertici militari, che hanno avvertito che la prossima volta che navi militari straniere passeranno nelle acque territoriali russe, non verranno risparmiate. Nelle dichiarazioni fatte poche ore prima dell’inizio dell’incidente alla Conferenza internazionale di sicurezza russa, Putin aveva previsto che ci sarebbero stati tentativi di minare i piccoli, ma significativi progressi fatti durante il vertice con Biden otto giorni prima. Il presidente russo ha aperto il suo discorso avvertendo che “i processi geopolitici stanno diventando sempre più turbolenti nonostante isolati segnali positivi. Anche l’erosione del diritto internazionale va avanti”. Non è da escludere che ci saranno altre provocazioni per sondare la reazione russa. Il 28 giugno, la NATO ha iniziato le manovre navali “Sea Breeze 2021” nel Mar Nero, con più di venti paesi membri, più l’Ucraina -che non è ancora
membro dell’alleanza. Le esercitazioni andranno avanti fino al 10 luglio. Nella dichiarazione che ha condannato la “follia” dell’incidente della HMS Defender, l’ambasciatore Murray ha sottolineato l’ovvio, affermando che non c’è motivo che le navi da guerra britanniche navighino nel Mar Nero: “Il Regno Unito deve rinunciare alle sue ambizioni imperiali”, ha aggiunto. Insomma, la provocazione della settimana scorsa conferma che il “respiro” creato dal vertice di Ginevra si esaurirà a breve, a meno che gli Stati Uniti non rompano definitivamente con i piani imperiali geopolitici britannici.

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