Germania: sotto attacco la strategia anti Cina del ministro Habeck

Il Gruppo Trumpf, un produttore tedesco di macchine utensili con fatturato di oltre quattro miliardi e mercati in tutto il mondo, ha container pieni di prodotti laser che non possono partire per la Cina perché il Ministero dell’Economia non ha ancora concesso i permessi. Alla conferenza stampa annuale dell’azienda che si è tenuta il 26 ottobre, l’amministratrice Nicola Leibinger-Kammüller ha denunciato i ritardi, precisando che molte aziende hanno problemi simili, ai quali si aggiungono i costi dell’energia e dei materiali, e rischiano di chiudere se il governo non cambierà politica.

L’attuale ministro dell’Economia, il leader dei Verdi Robert Habeck, sostiene che il ritardo è dovuto alla mancanza di personale presso il ministero, ma come ha sottolineato Leibinger-Kammüller, “non conosco nessun ministero a Berlino che sia a corto di personale”. E soprattutto non uno il cui “compito principale” dovrebbe essere quello di sostenere le aziende.

Il 27 ottobre, il Frankfurter Allgemeine Zeitung ha riferito che altri capitani d’azienda hanno espresso critiche simili nei confronti di Habeck, sospettando che il vero motivo per cui non vengono concessi i permessi di esportazione sia la strategia anti-cinese del governo. Come ha sottolineato Leibinger-Kammüller, i laser che sono bloccati da mesi sono specificamente progettati per uso civile e non hanno alcun valore militare e non dovrebbero, quindi, essere sono soggetti al controllo obbligatorio del doppio uso.

Stando a quanto riportato dal sito produktion.de, l’amministratrice del gruppo, tipica medio-grande azienda a conduzione familiare, ha inoltre sottolineato che “la ‘deindustrializzazione’ di cui si parla da settimane non è solo una minaccia evocata dall’industria ad alta intensità energetica, ma un pericolo reale in considerazione dello squilibrio dei prezzi dell’energia e di altri fattori generali, ad esempio rispetto alla concorrenza internazionale.

Le osservazioni della Leibinger-Kammüller sono state confermate da un sondaggio condotto dalla Camera di Commercio e dell’Industria (DIHK) e appena pubblicato, che descrive le prospettive sempre più pessimistiche degli imprenditori. Oltre la metà delle 24.000 aziende intervistate considera la politica economica del governo un rischio per gli affari. Questa percentuale elevata non ha precedenti nella storia dell’industria, osserva la DIHK. Solo il 13% delle aziende intervistate prevede una ripresa nei prossimi dodici mesi, mentre il 35% prevede che l’economia tedesca continuerà a rallentare per tutto il prossimo anno.

“Non vediamo alcun segno di ripresa autosufficiente”, ha dichiarato il direttore generale della DIHK Martin Wansleben in un comunicato. “Al contrario, le aziende hanno rivisto al ribasso i piani di investimento e le intenzioni di assumere”.

Tuttavia, nemmeno una soluzione rapida sul fronte dei prezzi dell’energia migliorerà la situazione: in occasione di un congresso tenutosi a Francoforte il 26 ottobre, Jürgen Schöttle, ex funzionario di spicco della sezione Power di Siemens, ha dichiarato che l’uscita dal nucleare richiederà più di un programma d’emergenza, poiché nessun nuovo reattore è entrato in esercizio da 40 anni e sarà quindi necessario formare un’intera nuova generazione di ingegneri nucleari.

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