Fuoco Amico Sull’UE: Verhofstadt ammette fallimento delle sanzioni

Guy Verhofstadt, falco storico di Bruxelles e dell’Unione Europea, ha ammesso che le sanzioni contro Mosca non hanno funzionato.

Il 2 gennaio l’ex Premier belga ha twittato: “Nove pacchetti di sanzioni e l’effetto è meno di zero. Stiamo premiando la Russia per la sua guerra contro di noi”. Sotto, ha ripreso un grafico di Politico, che mostra come da febbraio ad agosto 2022 le importazioni dalla Russia siano aumentate in tutti i paesi membri dell’UE, ad eccezione di Danimarca, Finlandia, Irlanda, Svezia e Stati baltici. Le statistiche sono tutte tratte da Eurostat e confrontano il valore monetario delle importazioni da febbraio ad agosto 2022 con lo stesso periodo del 2021.

L’aumento più consistente si è registrato in Slovenia, con il 346%, anche se il valore totale è piuttosto basso (1,1 miliardi di euro). In termini percentuali, l’Austria è al quarto posto con un aumento del 139% e un totale di 3,9 miliardi di euro. Tra i principali Paesi dell’UE, l’Italia ha registrato un aumento del 100% (9,6 miliardi), seguita dalla Francia con l’84% (9,5 miliardi), dai Paesi Bassi con il 56% (21,6 miliardi) e dalla Germania con il 33% (20,7 miliardi). Anche la Polonia ha registrato un aumento delle importazioni del 24%.

Politico commenta inoltre che è “ancora più dannoso” il fatto che gli investimenti dell’UE in Russia siano rimasti ad un livello molto più alto di quanto suggerito dagli annunci pubblici e che, nel complesso, gli investimenti diretti dei paesi dell’UE in Russia siano rimasti “sostanzialmente invariati” dopo l’inizio della guerra in Ucraina.

Questi dati sono, ovviamente, terribili per una persona come Guy Verhofstadt, che era a piazza Maidan a promuovere il colpo di Stato a Kiev e a cui è stato vietato di entrare in Russia come politico dell’UE nel maggio 2015. Verhofstadt è famoso per la sua dura presa di posizione contro la Grecia a partire dal 2010, quando attaccò duramente l’allora primo ministro greco Tsipras, presente di persona al Parlamento UE, chiedendogli di porre fine al “settore pubblico sovradimensionato” e al “sistema clientelare” greco, che Tsipras avrebbe utilizzato per i propri scopi. In seguito, trattò con lo stesso disprezzo il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, quando quest’ultimo visitò Strasburgo nel 2019.

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