Fuoco Amico sull’UE: La sfida UE alla Via della Seta è già persa

Come abbiamo sempre sottolineato, la “Global Gateway Initiative” (GGI) dell’UE, concepita per competere con la politica cinese della Belt and Road, era un guscio vuoto destinato a fallire (cfr. SAS 38/21, 7, 48/22). I soldi non c’erano nel bilancio UE e raccoglierli sul mercato era una pia illusione. Ora è stata smascherata come un fallimento anche all’interno della Commissione.

Il 30 novembre 2022, la Commissione per gli Affari Esteri del Parlamento europeo ha tenuto un’audizione sulla Global Gateway e la regione indo-pacifica, durante la quale i legislatori hanno appreso dai funzionari dell’UE che ben poco dei 300 miliardi di euro della GGI era stato erogato e che ciò che era stato speso non era denaro “nuovo”. “Global Gateway non porta nuovi mezzi finanziari, non ci sono soldi aggiuntivi quando si tratta del livello UE”, ha detto Vincent Grimaud, direttore ad interim del dipartimento della Commissione per i partenariati internazionali.

“Non ci sono nuovi fondi. E io sono sempre stato dell’idea che, se non ci sono nuovi fondi, non ci sono nuove politiche”, ha commentato Barry Andrews, deputato irlandese del gruppo centrista Renew. “Questo è un esercizio di comunicazione. È una strategia per mettere insieme ciò che stava già per accadere e presentarlo come qualcosa di nuovo. E se i nostri partner sono ingannati da questo, peggio per loro”.

Forse, dietro la candida ammissione dell’alto funzionario della Commissione c’è, come sostiene il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, un disaccordo sull’uso della GGI come arma strategica contro la Cina. Il South China Morning Post del 31 dicembre ha citato Hildegard Bentele, un’europarlamentare tedesca del Partito Popolare Europeo, che non è stata in grado di individuare alcuna azienda tedesca coinvolta. “Quando parlo con i giornalisti, questi mi chiedono dei progetti Global Gateway. Se vado sul sito web della Commissione europea, non li trovo – è davvero difficile”, ha dichiarato la deputata.

Nessuno sa quanto dei 300 miliardi di euro promessi sia stato effettivamente utilizzato. La portavoce della Commissione Ana Pisonero ha ammesso che non è disponibile un elenco di progetti: “In questa fase non disponiamo di un elenco di progetti ed investimenti predefiniti di Global Gateway per un valore di 300 miliardi di euro; stiamo portando avanti progetti e programmi portabandiera con i nostri paesi partner, concordati a rotazione nell’ambito di Global Gateway”. I funzionari della Commissione intervistati da Politico alla fine di dicembre hanno detto che i progetti arriveranno l’anno prossimo (!).

Anche i China-haters denunciano la GGI: “Penso che sia stato un errore fin dall’inizio cercare di competere con Belt and Road, perché la BRI è stata lanciata in circostanze completamente diverse, da un paese completamente diverso che, all’epoca, ha in un certo senso riempito un vuoto, proposto un nuovo modello e disponeva di capitali”, ha commentato Francesca Ghiretti, analista a Bruxelles presso l’Istituto Mercator per gli studi sulla Cina, citata dallo stesso South China Morning Post.

Nel corso dell’audizione a Strasburgo, è emerso che i pochi progetti identificati dai funzionari della Commissione erano precedenti al lancio della GGI e sarebbero andati avanti anche senza di esso, il che ha portato Barry Andrews a definire l’iniziativa “un esercizio di rebadging”.

Inoltre, i potenziali paesi partner non vogliono sentirsi dire che cosa devono fare con i fondi. Il presidente indonesiano Joko Widodo ha sottolineato che qualsiasi partenariato con l’UE deve essere basato sull’uguaglianza: “Non ci deve essere uno che impone all’altro, dicendo che i nostri standard sono migliori dei vostri”.

Ma cosa ci si può aspettare da un’UE che vuole sganciarsi dall’unica parte del mondo in crescita? Forse l’iniziativa “Global Gateway” dovrebbe essere ribattezzata “Global Get-Away”…

 

Print Friendly, PDF & Email