Boris Johnson continua a mestare

Nel suo recente viaggio a Londra e Bruxelles, Volodymir Zelensky è stato prelevato, scarrozzato e riportato a casa dalla Royal Air Force. Nel discorso al Parlamento britannico l’8 febbraio, Zelensky ha rivolto un encomio speciale a “Boris” per aver organizzato sostegni al regime di Kiev “dal primo giorno” (Johnson era ancora Primo ministro). Johnson ha risposto caldeggiando l’invio di “tutto ciò di cui hanno bisogno per sconfiggere Putin”. “Questo significa missili e artiglieria a più lungo raggio, significa più carri armati, aerei. Abbiamo oltre 100 aerei Typhoon e oltre 100 carri Challenger 2. L’uso migliore per queste cose è dispiegarle ora per proteggere gli ucraini, fosse solo perché così garantiamo la nostra sicurezza a lungo termine.”

Johnson, al servizio di Sua Maestà, ha fatto del suo meglio per impedire una soluzione negoziata al conflitto. Lo scorso aprile, dopo che si era giunti ad un’intesa preliminare tra Putin e Zelensky, si recò di corsa a Kiev per persuadere gli ucraini ad interrompere i colloqui. L’ex primo ministro israeliano Naftali Bennet ha appena recentemente rivelato che anch’egli aveva mediato un accordo tra Kiev e Mosca in marzo, bocciato da Johnson che “chiedeva misure più radicali”.

Nelle ultime settimane, l’ex inquilino di Downing Street si è distinto in tentativi frenetici di impedire una soluzione. Il 19 gennaio era a Davos dove, ad un “breakfast event” del World Economic Forum, ha chiesto più armi e soldi per l’Ucraina. Tre giorni dopo era nuovamente a Kiev, facendosi riprendere a passeggio con Zelensky.

Il 1 febbraio, Bojo era in missione a Washington, nel tentativo di convincere gli ambienti conservatori al Congresso e all’Atlantic Council che se l’Ucraina riceverà armi a sufficienza, vincerà la guerra.

Tornato a Londra, ha concesso un’intervista a TalkTV, in cui ha discusso con incredibile disinvoltura la prospettiva di una guerra nucleare. È improbabile che Putin usi armi nucleari in Ucraina, ha detto, ma se così fosse, “in pratica non farebbe tanta differenza sul campo di battaglia”. Questa narrazione è molto gettonata nei circoli guerrafondai.

Infine, registriamo la conferma, da parte del politico di opposizione ucraino Viktor Medvechuk, in un’intervista a RT il 26 gennaio, che il Regno Unito ha maggiore influenza su Zelensky di ogni altra nazione, compresi gli Stati Uniti.

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