Afghanistan: Lo Schiller Institute consegna una petizione alla sede dell’UNESCO

Una delegazione dello Schiller Institute e del Centro Avicenna per la ricerca e lo sviluppo ha consegnato il 22 febbraio una petizione alla sede mondiale dell’UNESCO a Parigi, chiedendo all’ente delle Nazioni Unite di ristabilire le relazioni con l’Afghanistan per contribuire a salvare i numerosi beni culturali del Paese. La petizione chiede inoltre di ristabilire la cooperazione culturale con tutte le nazioni, come la Siria, dove l’ente ha imposto sanzioni e divieti in modo selettivo.

La presidente dello SI Helga Zepp-LaRouche e il direttore dello SI di Parigi Karel Vereycken hanno guidato la delegazione e hanno rilasciato dichiarazioni ai media fuori dalla sede dell’UNESCO. L’iniziativa della petizione fu decisa a una conferenza sulla ricostruzione economica tenutasi a Kabul nel novembre 2023, alla quale partecipò una delegazione dello SI, tra cui Vereycken. Attualmente quella petizione conta quasi 600 firmatari, tra cui molti esperti afghani, donne e uomini, nonché archeologi, storici, artisti, diplomatici e personalità dei cinque continenti, tra cui l’ex capo della stazione CIA di Kabul Graham Fuller e il pluripremiato regista Oliver Stone. La petizione con le firme è disponibile su: https://schillerinstitute.com/blog/2024/02/21.

La delegazione dello SI ha anche consegnato alla sede dell’UNESCO una dichiarazione rilasciata il 31 gennaio dal Ministero dell’Informazione e della Cultura dell’Afghanistan, in cui si chiede all’ente e ad altre organizzazioni internazionali di “sostenere l’Afghanistan nella conservazione del suo patrimonio culturale materiale e immateriale, compreso quello appartenente ai periodi islamici e non / preislamici della sua storia”.

Parlando ai media a Parigi, Helga Zepp-LaRouche ha sottolineato che la continuazione delle sanzioni “significherebbe continuare la partita geopolitica che è stata giocata con l’Afghanistan per molto tempo. Il nostro patrimonio culturale comune deve essere al di sopra delle lotte effimere; quindi, lotteremo per questo in nome della nostra identità come specie umana e in nome del patrimonio comune”.

Anche se l’UNESCO non ha risposto pubblicamente, ci sono indicazioni sul fatto che la petizione sarebbe stata discussa e che l’ente potrebbe tornare sui suoi passi.

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