Kiev difende le liste di proscrizione

Il governo ucraino ha fatto seguito alla pubblicazione dell’infame lista di “Stranieri al servizio del Cremlino” (cfr. SAS 31/22) con ulteriori articoli e persino l’appello ai governi occidentali di “epurare” le persone elencate. Come abbiamo riferito la scorsa settimana, i primi trenta nomi sulla lista di oltre settanta personalità prese di mira dal Centro Contro la Disinformazione (CCD) di Kiev hanno partecipato come relatori a conferenze internazionali dello Schiller Institute.

Il direttore del CCD, che è finanziato dal Dipartimento di Stato Usa e da enti del governo britannico, Andryi Sshapovalov, ha firmato un articolo sulla Pravda ucraina il 29 luglio, in cui presenta la lista e si scaglia contro coloro che avrebbero “fatto da cassa di risonanza alla retorica russa presso il pubblico straniero”. “Relatori con simpatie per il regime di Putin”, scrive, “operano nell’interesse del Cremlino, diffondendo regolarmente propaganda russa ai media europei e americani durante dibattiti accademici e pubblici”.

Tra coloro che, dice, appoggiano apertamente “le idee del regime di Putin” ci sono lo Schiller Institute (SI) e il francese CF2R, diretto da Eric Dénécé, uno dei relatori alle iniziative dello SI, che  “svolge attività in 50 paesi del mondo”. Per motivare le sue accuse, Shapovalov attribuisce ai personaggi sulla lista affermazioni mai pronunciate, come “solo in Russia c’è la libertà di parola”.

La pubblicazione indiana The Print ha citato un funzionario più in alto di Shapovalov, il consigliere presidenziale Mikhailo Podolyak, il 30 luglio, sulle punizioni che l’Ucraina sollecita per i membri della lista. L’articolo prende spunto dai tre indiani elencati: Sam Pitroda, il giornalista Saeed Naqvi e il diplomatico P.S. Raghavan.

L’autore, Kapil Komireddi, fa parlare Podolyak, il quale spiega che il governo di Zelensky vuole che le personalità elencate nella lista siano “sanzionate” da vari paesi, trattandoli come se fossero “strumenti di guerra”; che la loro influenza sia ridotta e che siano soggetti a “lustrismo militare” (lustrismo è un neologismo di derivazione polacca che significa epurazione).

Si potrebbe anche menzionare la reazione di Zelensky al recente rapporto di Amnisty International che documenta i crimini di guerra delle Forze Armate ucraine che regolarmente si asserragliano nelle abitazioni civili, nelle scuole e negli ospedali. Amnesty ha rivolto le stesse accuse alle forze armate russe. Zelensky ha reagito sostenendo che chiunque accusi l’Ucraina sia “egli stesso un terrorista e partecipe delle uccisioni”.

Tutto ciò conferma ancora una volta che il sostegno occidentale all’Ucraina, contrariamente alla versione ufficiale, non è per difendere una nazione di forze democratiche amanti della libertà ma di forze che usano la popolazione ucraina come carne da cannone per la guerra per procura della Nato contro la Russia. Il segretario generale della Nato Stoltenberg lo ha ammesso in varie occasioni. Al contempo, i fondi apparentemente illimitati e le armi mandati all’Ucraina servono a sostenere il sistema transatlantico speculativo e il “complesso militare industriale” mentre alimentano il mercato nero dei traffici di armi.

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