Londra promuove il “ritorno della geopolitica” e dell’impero britannico 

A dirigere il rullo di tamburi per la “guerra permanente” con la Russia è il Regno Unito, cosa che è risultata evidente negli ultimi dieci giorni anche per i più scettici. Per cominciare, il 27 aprile il ministro degli Esteri Liz Truss ha dichiarato apertamente quale sia la politica del Regno Unito, in un discorso dallo sfacciato titolo “Il ritorno della geopolitica”. In quel discorso ha annunciato l’intenzione di Londra di usare la guerra in Ucraina – che intende intensificare – “per riavviare, rifondere e rimodellare” l’attuale architettura economica e di sicurezza internazionale secondo le linee dell’Impero britannico. Questo, ha detto, deve essere imposto attraverso sanzioni generalizzate e la guerra, applicato da una NATO globale militare ed economica e dalle alleanze ad hoc associate, soprannominate “una rete di libertà”.

“La guerra in Ucraina è la nostra guerra”, ha dichiarato la Truss, e la vittoria di Kiev è “un imperativo strategico”. Inoltre, la stessa “posizione dura” presa contro la Russia sarà presa anche nei confronti delle minacce “emergenti oltre l’Ucraina”. Ha proseguito spiegando che ciò significa l’Indo-Pacifico, dove la Cina deve essere affrontata sia economicamente che militarmente (vedi il punto seguente).

Nella stessa occasione la Truss ha sostenuto che gli alleati occidentali dovrebbero “cacciare la Russia da tutta l’Ucraina”, inclusa quindi la Crimea. Interpellato su questo il giorno dopo da Sky News, il ministro della Difesa britannico Ben Wallace si è detto espressamente d’accordo con lei. E il 26 aprile, il sottosegretario alla Difesa James Heappey aveva dichiarato alla BBC che sarebbe “completamente legittimo” per Kiev utilizzare le armi fornite dai britannici per compiere attacchi sul territorio russo, il che costituisce una provocazione enorme e conferma lo status di Londra come co-belligerante. Il ministero della Difesa di Mosca ha immediatamente risposto che qualsiasi azione del genere “porterà ad una risposta immediata e proporzionale da parte della Russia”.

Il Premier britannico Boris Johnson, naturalmente, è ansioso di profilarsi come il “leader dell’Occidente libero”, ed ha visitato Kiev già all’inizio di aprile, promettendo ogni tipo di armi e aiuti militari, oltre all’addestramento delle truppe ucraine che le forze speciali britanniche portano avanti da mesi. Secondo Tom Rogan, esperto di sicurezza nazionale del Washington Examiner, è opinione comune dietro le quinte che il governo ucraino veda in Johnson il partner occidentale più vicino.

Per esempio, scrive, Washington “deve ancora fornire sistemi antinave e antiaerei mobili” all’Ucraina”, poiché teme che “farlo possa provocare un’escalation da parte del presidente russo Vladimir Putin altrove in Europa”. Il governo britannico, di converso, “sta fornendo armi di entrambi i tipi”.

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