L’ex economista capo della BCE mette in guardia da un crac finanziario

I Paesi dell’UE hanno fondamentalmente già perso la loro sovranità fiscale e sono nel mezzo di un profondo cambiamento sistemico nella politica finanziaria, secondo l’ex economista capo della BCE Jürgen Stark. “A mio parere, l’erosione della sovranità nazionale in termini di politica fiscale è già avvenuta”, ha dichiarato secondo il sito Tichy’s Einblick.

A suo parere ogni passo compiuto, in quello che viene eufemisticamente chiamato “progresso dell’integrazione” dell’UE, ha minato la sovranità nazionale dei Paesi membri a partire dal 2010. Inoltre, il programma di acquisto di obbligazioni della BCE è andato avanti a spese della stabilità finanziaria ed ha favorito l’esplosione dell’indebitamento pubblico, in particolare nell’Europa meridionale. Entro il primo trimestre del 2022, accusa Stark, la BCE avrà fornito con il programma PEPP un incredibile totale di 1.800 miliardi di euro, che ha avuto l’effetto netto di sganciare i mercati obbligazionari dall’economia reale, con conseguenze fatali: “Non voglio provocare un crac, ma non si può escludere”, ha avvertito.

Stark ha ragione nello stigmatizzare la politica di espansione monetaria della BCE, ma sbaglia quando prende di mira il debito pubblico. Il vero crac proverrà dalla bolla degli asset finanziari, gonfiata dalla politica della BCE, che non ha come obiettivo quello di sostenere la spesa pubblica, ma di salvare le megabanche.

Stark è nel giusto anche quando denuncia lo schema Next Generation, presentato dall’UE come un “programma di ripresa” dopo l’epidemia di Coronavirus. Questo non ha “niente, davvero assolutamente niente, a che fare con le conseguenze della pandemia”, ha detto, ma è stato progettato per aumentare i poteri di Bruxelles.

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