Bruciare la legna per la libertà…

Il nome di Eric Heymann, economista di Deutsche Bank (DB), vi suona familiare? Questa newsletter si è occupata di un suo articolo del 2020, in cui affermava che la politica europea di transizione verso un’economia a “zero emissioni di carbonio” non è possibile senza l’imposizione di “una sorta di eco-dittatura” (vedi SAS 3/21).

Heymann ha ora lanciato un’altra provocazione: parlando degli scenari per affrontare la possibilità che il Nord Stream 1 non torni in funzione dopo il periodo di manutenzione previsto, egli scrive: “Abbiamo sviluppato tre scenari su come le forniture di gas russo alla Germania attraverso il Nord Stream 1 e il punto di transizione Waidhaus [il gasdotto Transgas dalla Russia attraverso l’Ucraina] potrebbero evolvere nei prossimi mesi”.

I primi due scenari prevedono rispettivamente un ritorno allo status quo ante o un’ulteriore riduzione della fornitura. Il terzo scenario invece descrive il caso peggiore: un inverno di razionamento del gas. In questo caso, DB ipotizza che la Russia interrompa completamente le forniture di gas alla Germania dopo il periodo di manutenzione, anche dal gasdotto Transgas. Anche se la Germania potrà contare su un aumento delle forniture da parte dei Paesi Bassi e della Norvegia, queste non saranno sufficienti a compensare la perdita.

Il rapporto prosegue evidenziando la previsione di DB secondo cui la “profonda recessione” che si prospetta ridurrebbe la domanda di gas nel settore manifatturiero. Nel contemplare la possibile “sostituzione del gas” con altre fonti energetiche, Heymann elenca il carbone fossile e la lignite e, per le famiglie, “la legna sarà utilizzata per il riscaldamento, ove possibile”.

In effetti, sempre più persone in Germania stanno acquistando una stufa o un caminetto, perché temono l’aumento dei prezzi del gas e l’interruzione totale delle forniture di gas russo. I venditori di legna riferiscono di essere sommersi da telefonate di clienti che temono di non essere in grado di riscaldare l’abitazione il prossimo inverno. Ma bruciare legna non è solo grottesco, ci sono chiari limiti alla crescita di questo settore di mercato, poiché il legno ha bisogno di anni per crescere e i gestori delle foreste possono abbattere solo quantità limitate ogni anno. Inoltre, la guerra in Ucraina ha interrotto importanti catene di approvvigionamento, rendendo particolarmente scarse le forniture di legno. Tutto ciò comporta lunghi tempi di attesa e prezzi alle stelle: quello della legna da ardere è più che raddoppiato nel giro di pochi mesi.

È probabile che Greta Thunberg non sia contenta di queste emissioni di carbonio, ma il suo padrino, il Principe Carlo, dovrebbe esserlo, dato che i livelli demografici crolleranno a seguito della diminuzione della densità del flusso energetico. Un solo esempio illustra il problema: per produrre 1 TWh di elettricità, una centrale a carbone ha bisogno di quasi 400.000 tonnellate di combustibile, ma una centrale a biomassa ha bisogno di circa 2,5 milioni di tonnellate per produrre la stessa quantità di energia, secondo i dati pubblicati nella Quadrennial Technology Review 2015 del Dipartimento dell’Energia (USA).

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