L’UE sprofonda nel declino economico auto-imposto e nelle rivolte sociali

Il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck si aspetta un grande scontro sociale tra qualche mese, a causa dei costi del coinvolgimento nella guerra in Ucraina. Ospite del programma televisivo nazionale Maybrit Illner, il 2 giugno, l’ex presidente del partito dei Verdi ha dichiarato: “Assisteremo ad un drammatico aumento dei costi del riscaldamento… La questione decisiva dell’autunno e dell’inverno sarà se le misure politiche saranno sufficienti a sostenere la pace sociale e la convinzione che le cose vadano nella giusta direzione in questo Paese”. Quello che non ha detto è che lui stesso sta contribuendo attivamente all’insorgere del malcontento sociale. Il 30 maggio ha votato a favore di una decisione dell’UE che respingeva un tetto ai prezzi dell’energia, il che fa dei cittadini degli ostaggi degli speculatori di mercato, ed è favorevole all’embargo dell’UE sul petrolio russo, che ha già portato ad ulteriori notevoli aumenti dei prezzi.

Se fosse davvero intenzionato a proteggere i consumatori di energia, sia privati che industriali, come sostiene, Habeck avrebbe sospeso l’uscita totale della Germania dal nucleare entro la fine del 2022. Invece, il suo ministero prevede di mantenere in riserva le centrali a carbone e lignite che devono essere chiuse (fino ad otto GW), almeno come misura transitoria fino a quando il paese non raggiungerà il “paradiso” del tutto-rinnovabili entro questo decennio. Alla faccia della retorica verde sull’urgenza di de-carbonizzare l’economia, essendo il carbone la fonte che emette più CO².

Le politiche energetiche suicide dell’Unione Europea sono state ripetutamente criticate da molti esperti che avvertono in particolare che la politica delle sanzioni ha danneggiato l’UE molto più della Russia. Il sesto pacchetto di sanzioni appena deciso accelererà l’aumento dell’inflazione (già all’allarmante tasso dell’8,1% nell’Eurozona). Questa prospettiva è chiara per gli economisti russi citati nell’Izvestia del 3 giugno e riportati dalla Tass. “Ci aspettiamo che l’embargo faccia salire i prezzi del petrolio di 15-20 dollari al barile… accelerando l’inflazione, che ha già raggiunto il livello più alto dalla creazione dell’Eurozona”, afferma il capo del Centro per lo sviluppo energetico di Mosca Kirill Melnikov.

Una valutazione ancor più drammatica viene da Sergey Chernikov, docente presso l’Università dell’Amicizia Popolare della Russia: i processi che si verificheranno nell’UE nei prossimi 18 mesi, ha affermato, saranno simili a quelli che la Russia ha sperimentato nei primi anni ’90, con ampie fasce di popolazione che sprofonderanno nella povertà e i governi che cancelleranno molti benefici sociali. Di conseguenza, a suo avviso, molte abitudini quotidiane, come bere un caffè al bar al mattino, diventeranno un lusso in Europa.

Come abbiamo riportato, la colpa di tutto ciò è di Bruxelles e della sua ossessione per il Green Deal e per la distruzione dell’economia russa attraverso le sanzioni.

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